Welfare
Uva, olive e profumo di legalità nel terreno confiscato alla mafia
A Cerignola un’area di 7 ettari con casa colonica, appartenuta a una famiglia della criminalità locale, è stata consegnata a due cooperative e al Csv provinciale. In nome di Michele Cianci, ucciso nel ’91, vi saranno condotte varie attività per l’inclusione di persone fragili
Torna il profumo della legalità su sette ettari di terreno, con casa colonica, nelle campagne di Cerignola (Foggia). Il bene, inserito tra quelli acquisiti come patrimonio indisponibile del comune ofantino, proviene da confisca alla criminalità organizzata ed è stato concesso gratuitamente alla Ats (associazione temporanea di scopo) “Le terre di Peppino Di Vittorio”, costituita dalle cooperative sociali Altereco (capofila) e Medtraining e dal Centro di servizio per il volontariato di Foggia.
L’affidamento è avvenuto lo scorso 17 marzo (nell'immagine in apertura la cerimonia) nell’ambito del progetto denominato “La strada. C’è solo la strada su cui puoi contare”, vincitore dell’avviso della Regione Puglia “Cantieri innovativi di Antimafia Sociale: educazione alla cittadinanza attiva e miglioramento del tessuto urbano”, al fine di consentirne la valorizzazione così come previsto dalla legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie
«Obiettivo del progetto», spiega il presidente di Altereco, Vincenzo Pugliese «è promuovere interventi per la realizzazione di idee imprenditoriali, creazione di spazi per il co-working, attività di agricoltura sociale, inserimento lavorativo di persone in condizioni di fragilità, iniziative sociali e culturali, ideazione di luoghi per la generazione di emozioni e di idee».
Il bene, confiscato ai Compierchio, una famiglia di spicco della criminalità locale, è stato intitolato a un commerciante di Cerignola, Michele Cianci. Il 2 dicembre del 1991, alcuni malviventi entrarono nella sua armeria con l’obiettivo di rubare: l’uomo si oppose al tentativo di furto e fu ucciso. «Quando un bene confiscato alle mafie viene restituito alla comunità, viene restituita libertà alle comunità stesse», ha sottolineato il prefetto di Foggia, Raffaele Grassi, durante la cerimonia di consegna all’Ats.
«La scelta di intitolare il bene confiscato alla mafia a questo giovane commerciante, ucciso a soli 43 anni», spiega il presidente del Csv Foggia, Pasquale Marchese «nasce dal desiderio e dalla necessità di fare memoria, di far conoscere la sua storia, il suo nome e il sacrificio alle nuove generazioni e a tutta la comunità. Il progetto, di cui siamo orgogliosi di far parte, nasce per affiancare, alle attività di contrasto alla criminalità organizzata, politiche sociali e culturali capaci di fornire risposte concrete ed efficaci ai bisogni del territorio».
Il terreno, situato in contrada San Giovanni in Zezza, da traccia della presenza della criminalità organizzata, è divenuto un bene per iniziative di inclusione sociale anche grazie alla collaborazione con il Tribunale di Foggia e con l’Ufficio locale di esecuzione penale esterna.
Prossimamente, infatti, vi saranno avviati percorsi di messa alla prova, progetti di lavoro di pubblica utilità, borse lavoro. E vi saranno coltivati uva e olive con l’obiettivo, spiega Pugliese, di produrre vino biologico e barattoli delle famose olive grandi da tavola “Bella di Cerignola”.
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