Politica
Uscite dai vostri talk show, è stata una bellissima campagna
Attendento i risultati del Referendum Costituzionale che ha mobilitato i cittadini come non capitava da anni, pubblichiamo il diario di una militante del Comitato del Sì di Milano. Ecco ciò che giornali e media non hanno visto e non hanno raccontato
di Lisa Noja
È la sera del 4 dicembre e tra poche ore sapremo com’è andata.
Nell’attesa, una breve riflessione su uno dei mantra che, recentemente, ho sentito ripetere più spesso: questa è stata la campagna referendaria più brutta di sempre che ci restituisce le macerie di un paese spaccato.
Non metto in dubbio che ognuno racconti in buona fede la campagna che vede. Io, però, questa campagna non l’ho vista, l’ho vissuta in prima linea, da promotrice di un Comitato per il Sì e, dopo aver macinato chilometri, volantinato nelle piazze, telefonato a decine di persone, organizzato e partecipato a tanti eventi, passato ore a confrontarmi con molti cittadini, in luoghi fisici e virtuali, posso serenamente affermare che il mio film è completamente diverso da quella descritto dai media.
A Milano, abbiamo parlato della Costituzione molto più in questi due mesi che negli ultimi 70 anni. E lo abbiamo fatto nelle strade, nelle Università, nei bar, nelle case private, dove ogni sera decine di persone hanno riunito amici, conoscenti, amici di amici, conoscenti di conoscenti, di ogni età, professione, orientamento politico, per confrontarsi sulle ragioni del sì e del no, discutendo dei principi su cui si fonda la nostra Carta fondamentale e dell’assetto istituzionale necessario per realizzarli, ripercorrendo le radici storiche da cui nasce la nostra Repubblica, ristudiando o leggendo per la prima volta i lavori della Costituente, riscoprendo le parole di Meuccio Ruini, Calamandrei, Mortati, Terracini, padri della nostra democrazia che mai come in queste settimane sono entrati nelle conversazioni degli italiani.
Più ancora di tutto questo è avvenuto che la Costituzione sia entrata finalmente nelle scuole, e non per decreto ministeriale, ma perché lo hanno voluto i ragazzi, che spontaneamente hanno organizzato decine di incontri a Milano e dintorni. Invitando i sostenitori del Sì e del NO a confrontarsi, a spiegare le loro ragioni, a rispondere alle domande. Questa campagna referendaria ha fatto sì che diciottenni, spesso chiamati a votare per la prima volta nella loro vita, abbiano sentito la responsabilità di una scelta importante per il loro paese e abbiano, quindi, desiderato capire, approfondire, discutere.
Sabato scorso, per esempio, in un istituto di Bollate, in un auditorium gremito di studenti, ci siamo confrontati per l’intera mattina. Dovevano essere due ore di dibattito, sono diventate tre perché i ragazzi avevano altre domande e interventi. Sono uscita da quella scuola felice. Non perché mi fossi fatta l’idea che il Sì ne risultasse favorito, ma perché avevo assistito a uno splendido rito democratico celebrato da ragazzi e ragazze che, comunque vada stanotte, sono il futuro del nostro paese.
E mentre tornavo a casa piena di speranza mi è arrivato un messaggio da una delle giovani del collettivo scolastico che ha organizzato l’incontro. Ringraziava e scriveva che era stato un bel confronto, che gli studenti erano contenti perché eravamo stati capaci di “autoequilibrarci” e “mostrare un senso di civiltà che a volte manca nei dibattiti televisivi”. Mi sono chiesta se fosse stato merito di noi relatori e mi sono data una risposta negativa: il merito era dei ragazzi. Essere davanti a loro, sapere che in quel momento stavamo discutendo della Costituzione rivolgendoci a diciottenni pieni di speranze per il futuro, essere consapevoli del fatto che ai loro occhi stavamo rappresentando la politica in senso lato non avrebbe consentito di comportarci diversamente, salvo svuotare di ogni senso le ragioni stesse per cui ciascuno di noi, anche se da posizioni contrapposte, era lì.
Sarebbe stato bello se chi ha raccontato con toni tanto allarmati questa campagna referendaria avesse parlato almeno un pochino di questo miracolo, che si è ripetuto tante volte in queste settimane in cui, ogni giorno, sono arrivate ai Comitati referendari decine di richieste dalle scuole per incontri di confronto. Un miracolo che dovrebbe spingere chiunque abbia a cuore il benessere democratico del nostro paese a stappare bottiglie di spumante, a riempire di inchiostro le pagine dei giornali, a chiamare nei talk show esperti per capire come ripetere il fenomeno. Invece, molti hanno impiegato il tempo e le parole di cui disponevano a menare scandalo di un referendum “divisivo” che “andava evitato”. Forse, quel tempo avrebbero potuto spenderlo meglio, spegnendo la TV almeno per un po’ e provando a guardarsi attorno.
Avrebbero scoperto un film referendario molto diverso. Peggio per loro, non sanno cosa si sono persi!
Lisa Noja, classe 1974, avvocato, è stata recentemente nominata delegata del Sindaco di Milano per l'Accessibilità.
L’avvocato milanese è da sempre impegnata nella tutela dei diritti sociali, in particolare di quelli delle persone con mobilità ridotta. Rendere Milano una ci ttà sempre più accogliente, internazionale e a misura di tutti è il suo obiettivo
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