Non profit

Uscire dalla notte del narcisismo

Editoriale

di Giuseppe Frangi

C’è un filo conduttore che lega tanti servizi di questo numero di Vita e può essere riassunto da una frase di Barack Obama: «Non puoi piegare la storia alla tua volontà, puoi fare la tua parte per vedere che, per dirla con le parole di Martin Luther King, la storia “si pieghi verso la giustizia”». La frase è contenuta nell’intervento, che Vita vi propone a pagina 12, con cui il presidente degli Stati Uniti ha annunciato la grande iniziativa legislativa per rilanciare il volontariato (non se n’è parlato affatto sui giornali, a dimostrazione di quanto l’informazione sia malinconicamente avvitata su se stessa?). In quelle parole si avverte l’eco di quello stupendo aforisma che il nostro grande Tom Benetollo ci aveva lasciato cinque anni fa, prima di morire (lo trovate a pagina 10). Il presidente dell’Arci suggeriva a tutti il ruolo del lampadiere: «In questa notte oscura, qualcuno di noi, nel suo piccolo è come quei “lampadieri” che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata alla spalla, con il lume in cima. Così il “lampadiere” vede poco davanti a sé ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eroismo, non per narcisismo ma per sentirsi dalla parte buona della vita. Per quello che si è».
Tom ci aveva visto giusto. Questo non è un tempo che ha bisogno di eroi, ma di persone che, nonostante il buio («la notte oscura») non s’arrendano e continuino ad aprire strade dentro la realtà. Con umiltà e con consapevolezza. Come Paola Germano, la responsabile del progetto Dream per la lotta all’Aids in Africa, che non s’illude di avere soluzioni magiche. Ha “in cura” 65mila persone, ma è consapevole che sono una goccia rispetto ai 22 milioni di malati solo nel continente subsahariano. E sa che l’importante non è aggiustare il mondo, ma mettere le persone nelle condizioni di affrontarlo, (l’intervista è a pagina 5).
Perché nel mondo la notte è fitta. Non è solo la notte indotta dal comportamento dei potenti, non è solo quella provocata dal comportamento di élite avide che hanno sottratto immense ricchezze alla collettività con i giochi dell’economia “tossica”. C’è anche la notte originata dal narcisismo di tanti comportamenti quotidiani, in cui conta solo la propria misura, la propria opinione, il proprio corto interesse. Una notte di cui non dobbiamo cercare responsabilità altrove, se non nella pigrizia culturale, nell’inerzia da cui troppe volte ci lasciamo dominare. La notte è quell’idea di vita che ci vuole, magari con tante verità in tasca ma così lontani dalla realtà. Perciò risentiti e saccenti.
Per uscire dalla notte non ci sono ricette, né tanto meno scorciatoie. Semplicemente bisogna cominciare dal compito più immediato, come scrive Obama: «fare la propria parte». Ecco, il filo conduttore del numero di Vita che avete tra le mani vuole essere proprio questo: dare la parola a gente che ha scelto di «fare la sua parte». Per sé, per gli altri, per chi verrà. Perché, come dice Mario Luzi nelle sue ultime poesie (a pagina 2), la nostra vita continua in «altre fioriture» che verranno dopo di noi.


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