Non profit
Usciamo dalla gabbia del finanziamento pubblico
Ledo Prato, Fondazione CittàItalia
Un museo è un pezzo di welfare e quindi dovrebbe avere con la comunità di riferimento un rapporto vitale e continuo». Inizia così il dialogo con Ledo Prato, segretario generale della Fondazione CittàItalia, su un argomento che gli sta molto a cuore.
Quanto è diffuso questo atteggiamento?
Nella tradizione museale anglosassone c’è la bella consuetudine di scrivere un rapporto di fine anno: si spiega così con quali azioni si è riusciti a raggiungere determinati obiettivi. Se si è fatto fund raising, se si sono avute donazioni… È un modo per essere trasparenti e dar conto alla collettività. Da noi prevale l’idea che le istituzioni museali rispondono all’amministrazione pubblica da cui ricevono risorse e non sono troppo disponibili a render conto della gestione. In questo modo i musei non si considerano come agenti dello sviluppo culturale della comunità.
Come si fa spingerli verso questa visione?
Anzitutto servirebbe una legislazione regionale che vincoli i finanziamenti pubblici alla rendicontazione dell’uso delle risorse, introducendo forme di monitoraggio.
Altri suggerimenti?
Un sistema di relazioni aperto con le comunità. In Gran Bretagna c’è l’abitudine di creare le associazioni di amici… come gli amici della Tate Gallery. Da noi c’è l’associazione degli Amici di Brera o del Museo egizio di Torino. Esperienze che andrebbero moltiplicate, senza che divengano club esclusivi, cui si associano solo esponenti della borghesia magari più illuminata, ma in una prospettiva che includa relazioni a tutto campo. Infine, occorrerebbe aprire le porte al volontariato.
Non pare molto semplice…
Quando si è provato, si sono incontrate le resistenze sindacali. L’opera dei volontari sarebbe importante per valorizzare le relazioni che una realtà culturale sa esprimere e realizzare. Si potrebbe introdurre anche un meccanismo legislativo che premi quel museo che sa stare in relazione con la comunità. Infine, ora è difficile fare donazioni private. Un cittadino può donare al ministero dei Beni culturali o ai poli museali ma non direttamente al museo che vorrebbe sostenere, se quel museo non ha un bilancio che distingue le entrate da biglietti dalle donazioni.
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