Welfare

USA. Supermanager, in massa nei centri di disintossicazione

È boom di dipendeze fra i maghi della finanza a stelle e strische, che per la disperazione si rifugiano in alcool e droghe

di Redazione

Cocaina e Martini a Wall Street? Niente di nuovo. Eppure, dall’inizio dell’anno un gran
numero di maghi della Borsa americana, fagocitati dalla crisi economica partita proprio da Manhattan, si è rivolto a centri per la disintossicazione. «Vediamo tantissimi pazienti, molti più di prima», confessa Sigurd Ackerman, direttore medico della clinica per la “rehab” del Silver Hill Hospital di New Canaan, Connecticut. «Persone che si rivolgono alla nostra struttura dopo aver perso il lavoro o dopo aver subito ingenti perdite a causa di investimenti sbagliati. Vengono ammessi per
la loro forte depressione spesso unita ad abuso di alcol o droghe».

La clinica di New Canaan, a 40 miglia da New York, viene presa d’assalto
da ex-broker e banchieri in semi-rovina. Tutt’intorno negozi alla moda, dove si rifugiano le mogli, che possono ancora permettersi lo shopping, in attesa che il marito ristabilisca se stesso e le proprie finanze.
Se la crisi ha fatto la sua parte, lo psicologo Harris Stratyner evidenzia però che «chi lavora nel mondo della Borsa è comunque più incline a comportamenti a rischio, compreso l’abuso di sostanze. Sono persone soggette a frequenti picchi di adrenalina nel sangue, cosa che a volte li può spingere oltre i limiti».

Ma attenzione. Tutto ciò, secondo Stratyner, potrebbe presentare un conto esoso alla società, già alle prese con la recessione: «la malattia mentale e la tossicodipendenza costano agli Stati Uniti 171 miliardi di dollari in giornate lavorative perse».

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