Politica

Usa, Obama a Seattle: 20 mila “tifosi” per uno show da Nba

Bagno di folla per il candidato democratico in visita nello stato di Washington per le primarie di sabato; ma la comunità asiatica rimane tiepida

di Alessandra Marseglia

La passione di Barack Obama per il basket è cosa assai nota; quando attende i risultati di voto, riferiscono i giornali, il senatore dell?Illinois spezza la tensione con due tiri al canestro. Sarà stato per questo che nella sua visita a Seattle, venerdì in vista del voto del 9 febbraio, Obama ha scelto di accogliere i suoi supporter al Key Arena, terreno di gioco dei SuperSonics.

Ventimila posti a sedere che nemmeno la blasonata squadra dell?Nba riesce più a riempire da anni. ?Una follia ? dicevano ieri i colleghi delle testate locali, in occasione dell?incontro organizzato da Hillary Clinton ? un grosso pericolo, è venerdì mattina in orario d?ufficio, e poi la politica qui non è certo argomento che riempie gli stadi?. E invece? E invece l?onda lunga dell?inspiring Obama piomba anche a Seattle e spazza via tradizioni e convenzioni.

L?evento comincia alle 11, ma mezzora dopo l?apertura dei cancelli gli organizzatori sono costretti a chiedere l?aiuto della polizia per chiudere le porte e a rimandare indietro 3 mila persone. La coda, raccontano alcuni dei 18 mila fortunati, è cominciata dalle 6 mattina e il traffico in città è un delirio. C?è chi viene da lontano, dalle contee intorno a Seattle ma anche da Portland che dista diverse ore di macchina.

Addirittura un nutrito gruppetto di Canadesi si aggira per il Key Arena, tutti con la maglietta ?Canada for Obama?. Ma che ci fate qui? gli chiediamo. ?L?economia del Canada dipende per l?80% da quella americana ? ci dice un ragazzo dall?aria molto sveglia ? e noi siamo convinti che Obama sia la persona giusta per risollevarla. Siamo venuti a dare un suggerimento ai nostri amici americani, nell?interesse di entrambi?.

Dentro, la scena ricalca quelle viste in tv in questi giorni: una platea fitta e colorata che inganna l?attesa con balli e coretti. Il più gettonato è naturalmente ?Yes we can?.

I più numerosi sono i giovani, per lo più alla prima votazione, ma anche alcuni minorenni che dicono di essere qui per ?vivere un momento importante della storia americana?. Molti anche gli uomini adulti, impiegati o professionisti che hanno preso qualche ora libera da lavoro, e naturalmente gli afroamericani.

Un ragazzo di colore implora un suo coetaneo, afroamericano anche lui, che è tra i coordinatori della campagna nello stato di Washington: ?Ti prego, ti supplico, fai autografare il mio libro ad Obama? gli dice, sventolando una copia di ?The audacity of hope?, il bestseller del senatore. L?altro è stranito, prima dice di si, poi si rimangia la parola, è chiaro che la situazione è sfuggita di mano, forse nessuno poteva prevedere tanta affluenza.

Anche Obama è sorpreso. Le prime parole che dice appena sul palco, acclamato più di un divo del basket, sono ?Ma quanti siete? Ma guarda lì, ma è pieno fin sugli spalti, non posso crederci. Grazie Seattle, grazie?.

Il discorso è in realtà un compendio di quelli tenuti queste settimane in lungo e largo per l?America. Stesse battute (tanti repubblicani voteranno per me, mi si avvicinano e sussurrano per non farsi sentire da nessuno ?sono un repubblicano ma voterò per te?), stesse citazioni (Jfk su tutti, ma anche Martin Luther King), stessi accenni alla vita personale (?mia madre è morta di cancro, e ha passato gli ultimi mesi a litigare con l?assicurazione medica che non voleva pagare le cure?).

Ma anche la passione è la stessa: comunque la si pensi è indubbio che Obama è uomo da palcoscenico, con un talento innato nel trascinare la folla.

?Washington I love you? sono le sue ultime parole, intorno alle 14 cala il sipario. Giornalisti ed esperti sono pronti a giurare che lo ?show?, nello stato di Washington, così fiero della sua cultura liberale ma pragmatica, non basta. I sondaggi dicono che la comunità asiatica locale, la seconda più grande d?america, appoggia Hillary un po? per un innato atteggiamento conservatore, un po? perché suo marito Bill negli anni 90 aveva garantito importanti aiuti economici alle comunità etniche.

Ma mancano meno di 24 ore al voto. A questo punto le previsioni sono speculazioni sterili.

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