Mondo

USA. New York Times a Obama: «Attento a chiudere Guantanamo»

Un detenuto scarcerato nel 2007 è ora leader di Al Qaeda

di Gabriella Meroni

Rimpatriato in Arabia Saudita nel 2007, e in seguito a un programma di riabilitazione per ex jihaddisti poi liberato dalle autorità saudite, Said Ali al-Shiri, ex prigionierio di Guantanamo, ora è il numero due di al Qaeda nello Yemen. Lo scrive oggi il New York Times, sottolineando come questo esempio dia la misura delle difficolta’ e delle complicazioni che l’amministrazione Obama dovrà affrontare per portare a termine l’impegno, assunto dal presidente con il decreto firmato ieri, di chiudere entro l’anno il campo di prigionia voluto da George Bush.

È stato comunicato diffuso su Internet da al Qaeda a rendere noto il nuovo status di al Shiri, ritenuto coinvolto nell’attacco contro l’ambasciata americana a Sana’a dello scorso settembre. «E sempre lui -conferma a Times un funzionario dell’anti-terrorismo statunitense- è tornato in Arabia Saudita nel 2007 ma non è chiaro quando si sia trasferito nello Yemen». Ma la storia di al Shiri, che in effetti costituisce l’ennesima prova degli errori commessi dall’amministrazione Bush a Guantanamo, è anche la ragione per cui l’amministrazione Obama ha scelto di agire con estrema cautela, prendendosi il tempo necessario per evitare nuovi errori del genere.

Quasi metà dei detenuti ancora a Guantanamo sono infatti yemeniti ed il loro rimpatrio dipende in parte dalla creazione da parte del governo di Sana’a di un programma di riabilitazione, in parte finanziato da Washington, simile a quello varato da Riad. Che, nonostante la storia di al Shiri, afferma che nessuno degli ex detenuti che hanno affrontato il programma sono tornati al terrorismo. «La morale di questa vicenda è: chiunque accolga ex detenuti di Guantanamo deve tenerli sotto stretto controllo», afferma ancora il funzionario dell’anti-terrorismo.


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