Politica

Usa: Mc Cain abortista, Romney poligamo. Tutte le “balle” elettorali

In questa lunga corsa alla nomination tutti i candidati sono vittime di violente campagne denigratorie

di Alessandra Marseglia

La vittoria del repubblicano John McCain alle primarie del South Carolina di sabato scorso non è solo l?ennesima bandierina messa dal senatore dell?Arizona su un altro Stato Usa. E? anche la sua personale vittoria su una terribile campagna controinformativa che lo perseguita da anni e che nelle primarie del 2000 (la prima volta in cui McCain concorse per la candidatura) determinò la sua sconfitta a favore di Gorge W. Bush.

Otto anni fa le accuse a McCain riguardarono la sua vita privata, la seconda moglie Cindy, accusata di essere dipendente da droghe e la figlia adottiva Bridget, che sarebbe in realtà frutto di una relazione extraconiugale del senatore.

Questa volta gli affronti si sono focalizzati sulla sua politica conservatrice ma laica: il gruppo chiamato Common Sense Issue che dice di essere legato al candidato concorrente Mike Huckabee (il quale ha prontamente smentito) ha raggiunto telefonicamente migliaia di casalinghe del South Carolina per diffidarle dal votare McCain in quanto ?ha votato a favore dell?uso di feti negli esperimenti scientifici?. La realtà dei fatti è invece che McCain è uno storico antiabortista, favorevole però all?uso delle cellule staminali ai fini della ricerca. Sempre il South Carolina è stato invaso da volantini firmati dal gruppo dei Vietnam Veterans Against McCain che accusavano il senatore, noto veterano e prigioniero di guerra, di aver venduto i suoi compagni pur di portare a casa la pelle.

La stessa accusa gli è stata rivolta per mezzo di una vignetta mandata via mail a migliaia di indirizzi che raffigurava il senatore in prigione, e sul muro della cella la scritta ?Votatemi, un P.O.W. (prigioniero di guerra) alla Presidenza?. E ancora ?Un enorme crimine: i prigionieri che ho salvato sono stati dimenticati?. Il veterano Orson Swindle, che con McCain ha condiviso i giorni del Vietnam è pronto ad assicurare che si tratta di balle. ?La verità è che i Nord Vietnamiti offrirono a McCain una facile scarcerazione ma lui la rifiutò per stare affianco ai suoi uomini?.

L?esperienza del 2000 però non è trascorsa invano. Quest?anno McCain ha preso le sue contromisure reclutando un gruppo di esperti di comunicazione dedicato proprio a scovare e stanare i suoi detrattori. Migliaia di email e telefonate sono partite dal quartier generale del senatore per chiarire punto per punto ogni accusa, e invitando a chiamare la Mc Cain Truth Hot Line per ricevere 24 ore su 24 informazioni sulla linea politica del candidato repubblicano.

Quello di McCain, tuttavia, non è un caso isolato. Nella tensione delle primarie, con i candidati sotto i riflettori per mesi a mostrare correttezza e fair play, la controinformazione è l?arma più semplice per combattere i nemici sotto il tavolo. Non che tutte le campagne siano direttamente collegate agli avversari politici, certo; ma nemmeno che questi non ne beneficino, evitandosi la fatica spendere un soldo.

Per Mitt Romney, il candidato Repubblicano che recentemente ha trionfato in Michigan, le accuse riguardano inevitabilmente il suo credo Mormone. Prima di Natale, le caselle postali di molti americani sono state raggiunte da una finta cartolina di auguri firmata dallo stesso Romney che invitava a sostenere la poligamia, (una pratica diffusa tra i mormoni in passato). Niente di più lontano, per quel che è dato di sapere, per il 60enne Romney, sposato da 37 anni con Ann, e padre di 5 figli. Ma per essere certo di non sbagliare, Romney ha comunque assoldato il leggendario Warren Tompkins, storico consigliere politico Repubblicano che aveva seguito anche la campagna di George W. Bush.

La campagna denigratoria nei confronti del tezo sfidante repubblicano Mike Huckabee prende invece spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto: quando rivestiva l?incarico di governatore dell?Arkansas, Huckabee appoggiò la richiesta di scarcerazione del condannatoWayne Dumond; uscito dal carcere, questi sequestrò ed uccise una ragazza. Il gruppo Victims Voice, le cui connessioni politiche non sono ben chiare, ha speso migliaia di dollari per uno spot shock che riprende la mamma della ragazza assassinata, visibilmente distrutta che dice davanti alla telecamera ?Se non fosse per Huckabee, Wayne Dumond sarebbe in carcere e mia figlia sarebbe qui con noi?. Difficile obiettare a tanto dolore; il governatore ha tuttavia provato a replicare alle accuse sul proprio sito, fornendo naturalmente una sua versione dei fatti.

Tra i democratici è Barack Obama quello a patire di più le critiche; l?accusa per lui è la più scontata per un uomo nato alle Hawaii e cresciuto in Indonesia che ha per secondo nome Hussein: quella di essere un fedele di Allah e che la sua elezione a Presidente sia solo una mossa orchestrata da Bin Laden e amici per convertire l?America all?Islam. Fa paio con questa accusa quella di tiepido patriottismo: in una ripresa tv Obama è stato pizzicato mentre cantava l?inno americano addirittura senza appoggiare la mano sul cuore.

Per combattere questa tesi, il sito del candidato democratico ha inserito due apposite sezioni dedicate a ?La verità sulla religione di Obama? (Cristiano protestante membro della United Church of Christ) e ?La verità sul patriottismo di Obama?; in quest’ultima, il suo amore per l?America è sottoscritto da ben tre generali dell?esercito Americano.

Le accuse su Hillary Clinton, sostenute soprattutto nel libro “The Truth about Hillary? dell?ex giornalista del New York Times Edward Klein, riguardano il suo carattere freddo e calcolatore (oltre ad una francamente poco credibile allusione a tendenze sessuali lesbiche). Critiche che la senatrice di New York sta tentando di superare con una nuova strategia di comunicazione sotto gli occhi di tutti: più lacrime e meno discorsi. E Bill sempre sullo sfondo.

Il 2 a 1 contro Obama ottenuto fino ad ora dice che la strada battuta è quella giusta.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.