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Usa: Marty su prigioni Cia, saremo durissimi con Paesi colpevoli

Lo svizzero Dick Marty è il nuovo presidente della Commissione per gli affari giuridici e i diritti dell'Uomo dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

di Chiara Brusini

“Il Consiglio d’Europa, come del resto l’Onu, non dispone di una polizia giudiziaria e di mezzi d’indagine di tipo coercitivo. Noi disponiamo solo di mezzi ”morali” ma che pero’ possono essere efficaci. Possiamo innanzitutto contare sui membri dell’Assemblea, che appartengono anche ai parlamenti nazionali e che dunque fungeranno da delegati nei vari paesi e con i vari mezzi a disposizione cercheranno di raccogliere tutte le informazioni necessarie. Collaboreremo poi con diverse organizzazioni non governative, come Human Rights Watch, un’organizzazione estremamente seria che mai muove accuse infondate”. Lo ha dichiarato in un’intervista al quotidiano ”La Regione Ticino” il parlamentare svizzero Dick Marty (Plr), nominato presidente della Commissione per gli affari giuridici e i diritti dell’Uomo dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Marty avra’, tra l’altro, l’incarico di indagare sulle presunte ”prigioni segrete della Cia” nell’Europa dell’est, scandalo demunciato la settimana scorsa dal ”Washington Post”. ”Ritengo che la denuncia dell’esistenza di centri di detenzione illegali -ha aggiunto Marty alla ”Regione Ticino”- poggi su informazioni provenienti da valide fonti interne all’amministrazione americana, oltre che su tutta una serie di indizi”. La commissione dibattera’ della questione il 25 novembre. Il tempo a disposizione tuttavia non sembra molto. ”Il 25 e’ solo una tappa intermedia per fare una prima analisi sul da farsi. Comunque -annuncia Marty- gia’ lunedi’ abbiamo chiesto l’applicazione dell’articolo 52 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu) che da’ facolta’ al Consiglio d’Europa (attraverso il suo segretario generale) di porre domande ai paesi membri sull’applicazione di norme riguardanti i diritti dell’uomo. Naturalmente se uno dei 46 paesi del Consiglio d’Europa desse risposte false non vi sarebbe un’invasione militare, ma il governo perderebbe la faccia”. Alla domanda se tra i paesi dell’Est ve ne sono alcuni piu’ sospettati di altri e su quali si puntera’ maggiormente l’attenzione, Marty ha replicato: “Naturalmente si fanno dei nomi, ma non vogliamo escludere assolutamente nulla. E in ogni caso intendiamo perseguire qualsiasi tipo di centro di detenzione. Se per esempio dovessimo scoprire che ne esistono in Cecenia, lo denunceremmo con la stessa forza”. “Parallelamente- ha aggiunto Marty nell’intervista alla ”Regione Ticino”- anche l’Ue ha aperto un’inchiesta e con essa cercheremo di collaborare. Del resto, il nostro compito e’ anche quello di creare un clima tale da indurre determinate persone a conoscenza di determinati fatti a parlare”. Stando alle rivelazioni del Washington Post, i capi di stato dei paesi interessati sarebbero stati tra i pochi informati dell’esistenza delle prigioni. Alla domanda se in caso di conferma delle accuse, quali conseguenze politiche si possono prevedere, Marty ha replicato: “Su questo non posso pronunciarmi, perche’ per ora ci sono solo sospetti. Una cosa pero’ e’ chiara: tollerare dei centri clandestini di detenzione e’ una e’ una delle piu’ crasse violazioni dei diritti dell’uomo e dunque il Consiglio d’Europa, che di questa materia fa la sua ragione d’essere, sara’ durissimo”. Marty ha respinto l’impressione che il Consiglio d’Europa sia un po’ poco ascoltato. “Devo dire -ha risposto – che nei paesi dell’Est e’ molto piu’ ascoltato che in Occidente. Quando ci rechiamo in stati come Georgia o Azerbaigian con la Commissione del monitoraggio (che osserva il rispetto di una serie di norme) veniamo presi piu’ che sul serio: veniamo ricevuti dai capi di stato, incontriamo i leader dell’opposizione, la societa’ civile e organizzazioni non governative. E la stampa da’ un’ampissima risonanza a questi fatti” . Secondo Human Rights Watch, un particolare velivolo utilizzato per il trasporto di prigionieri dall’Afghanistan sarebbe atterrato in vari paesi, tra cui anche in Svizzera. “Anche su questo -ha assicurato Marty- chiedero’ alla Svizzera che ci vengano date tutte le informazioni necessarie. Il Consiglio federale mi dovra’ dire cosa sa e cosa sapeva di questi voli, perche’ si tratterebbe di qualcosa di intollerabile”.


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