Non profit

Usa, il credito cooperativo ha rotto gli argini

Il caso scuola della Summit Credit Union di Milwaukee

di Ottavia Spaggiari

Più che di una nicchia, si tratta di una piccola roccaforte del credito. Dall’inizio della crisi finanziaria del 2008, le credit union, le cooperative di credito statunitensi, sono state un porto sicuro per i cittadini e i piccoli imprenditori del Paese. Non risentendo direttamente degli effetti della crisi finanziaria, a differenza delle grandi banche, hanno continuato ad erogare prestiti e sono addirittura riuscite a crescere, nonostante la congiuntura economica sfavorevole. Nel biennio 2008-2010, mentre i prestiti effettuati dalle banche americane alle piccole imprese sono diminuiti dell’11%, i prestiti accordati alla stessa fascia di clienti da parte delle credit union sono cresciuti del 38%.
Nel periodo economico peggiore, le cooperative di credito si sono radicate sul territorio statunitense rispecchiando le necessità dei propri soci e offrendo supporto ai piccoli imprenditori. Ad oggi negli Stati Uniti si contano 7.600 credit union, circa il 5% degli istituti di credito presenti nel Paese. Una realtà minore ma destinata a crescere.
Non solo le cooperative di credito hanno avuto una tenuta migliore di molte banche durante la crisi, ma grazie alla loro stabilità e allo stretto contatto con il contesto in cui operano, hanno giocato un ruolo decisivo nella promozione di progetti di innovazione tecnologica e sociale. È il caso della Summit Credit Union, la cooperativa di credito nata a Milwaukee che nell’ultimo anno ha registrato una crescita del 10% (tanto che compare anche sul sito http://stories.coop, che raccoglie le migliori e più innovative esperienze cooperative del mondo).
Attiva dal 1935, con le sue 24 filiali, la Summit Credit Union è una potenza nello Stato del Wisconsin. «Non vendiamo prodotti ma creiamo relazioni», è questa la mission della cooperativa che conta ad oggi 123mila soci ed è attivissima nello sviluppo di una rete di scambio e interazione a livello territoriale che ormai non riguarda più solo i soci.
Nel 2011 la Summit è stata promotrice di un progetto che prevede la collaborazione di cooperative operanti in campi diversi. «Il nostro obiettivo è contribuire allo sviluppo delle comunità in cui lavoriamo, e collaborare con soggetti dalle finalità simili alle nostre è un elemento decisivo per noi», spiega Carrie O’Connor, vicepresidente della Summit. «Negli ultimi due anni ci siamo concentrati sull’offerta di servizi alle cooperative, tanto che ad oggi nella nostra lista clienti figurano 96 istituti cooperativi, e tra questi vi sono anche altre credit union». È proprio in quest’ottica che la Summit ha contribuito al finanziamento di altre cooperative, tra cui il supporto di una start-up che offre assistenza tecnica ai piccoli agricoltori per implementare la vendita dei propri prodotti e quello concesso ad una cooperativa di esercenti alimentari per aprire un nuovo negozio. Per consolidare la presenza degli istituti cooperativi sul territorio, la Summit ha quindi promosso Co-op Connection, un evento volto alla presentazione del lavoro cooperativo al pubblico. «Entrando in contatto con varie realtà simili alla nostra, ci siamo resi conto che la difficoltà maggiore incontrata dalle cooperative è quella di spiegare il nostro ruolo ai cittadini per creare un’interazione che sia reale». Ed è proprio nell’interazione con il contesto in cui opera, che la Summit, come altre credit union, riconosce non solo la sua forza distintiva ma anche il vantaggio competitivo rispetto ad altri istituti di credito. È per consolidare la propria presenza sul territorio che ha attivato progetti sociali con un forte impatto locale. Risale al 2005 la creazione di Star, la prima cooperativa di credito gestita interamente da minorenni. Il progetto consisteva in un programma di educazione alla gestione finanziaria sviluppato all’interno del Boys and Girls Club, il centro giovani della città di Madison. Ed è con lo stesso intento educativo che nel 2010, sempre a Madison, la cooperativa ha promosso un’altra iniziativa simile, nella scuola superiore LaFollette, attivando nell’istituto una sede della cooperativa, anch’essa gestita interamente dai ragazzi, con il supporto di professionisti del settore bancario. L’educazione alla gestione finanziaria però non riguarda solamente i più giovani. In un Paese in cui i due terzi dei neolaureati si trova a dover ripagare un debito medio di studio di 20mila dollari a testa, la Summit ha intercettato la necessità di sviluppare programmi di educazione alla riduzione del debito, destinati agli adulti. È così che è nato “Project Money”, un progetto di educazione al risparmio che fornisce una consulenza finanziaria alle famiglie gravemente indebitate, attribuendo anche un premio in denaro a chi, nel corso di sette mesi, ottiene il risultato migliore in termini di denaro risparmiato.
Tra i progetti più innovativi promossi dalla Summit vi è poi “Pay it forward”, una piattaforma web che funziona come una sorta di crowdfunding al contrario. In questo caso infatti la cooperativa mette a disposizione una piccola somma di denaro, da investire sul territorio locale, a chi propone online i progetti che si ritiene possano contribuire maggiormente al miglioramento delle condizioni di vita nella comunità. «Vogliamo dare la possibilità di condividere le risorse economiche per migliorare l’ambiente in cui viviamo tutti», afferma la O’Connor. «Dopotutto si tratta di persone che aiutano altre persone. È questo il concetto alla base del credito cooperativo ed è lo stesso concetto che sta alla base di ogni comunità».


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