Politica

Usa: Chi fermerà Obama? Forse il Texas. Forse solo la Casa Bianca

Nuovo successo per il senatore dell'Illinois che si porta in vantaggio sulla Clinton. Ma il 4 marzo Texas e Ohio sono terreni difficili

di Alessandra Marseglia

Chi fermerà Barack Obama? Il senatore dell’Illinois è un treno in corsa: a due giorni dall?en plein dello scorso weekend, ripete il risultato conquistando tutti e tre gli Stati in palio nelle primarie di martedì, Virginia, Maryland e Washington D.C..

Questa volta le percentuali sono quasi ?bulgare?: 60% per Obama e 36% per la Clinton in Maryland, 64% a 35% in Virginia e addirittura 75% a 24% nella capitale Washington. In totale gli Stati in mano al Senatore sono oggi 22, contro i 13 della Clinton, ma, quel che è più importante, Obama guadagna i delegati necessari a permettergli di lasciare la posizione di ?underdog? e passare per la prima volta in vantaggio.

L?effetto è immediato e l?America comincia a interrogarsi seriamente sulla possibilità di vedere Obama alla Casa Bianca. Il New York Times di oggi avanza la possibilità che, dopo questo exploit, i Democratici possano davvero pensare di unirsi intorno alla candidatura di Obama; ancora: il Newsweek di questa settimana sottolinea la somiglianza tra i programmi dei due candidati Democratici sostenendo che però solo Obama, tra i due, avrebbe la caratura giusta per portarlo a termine. ?Come diceva Roosvelt un buon Presidente deve essere un bravo maestro ? scrive l?editorialista Jonathan Alter ? e Obama con i suoi discorsi potrebbe portare la politica sul binario giusto?.

E se il Time sembra optare per una posizione politically correct, auspicando un ?ticket? tra i due (uno vicepresidente dell?altra o viceversa), si affretta però a aggiungere che, secondo un sondaggio, gli elettori di Hillary sosterrebbero Obama ma lo stesso non vale al contrario. Come dire: occhio partito Democratico, se mandi avanti lei e non lui rischi di perdere contro i Repubblicani.

Insomma, la battaglia del Potomac – come è stata definita dalla stampa per via della posizione dei tre Stati, a ridosso del celebre fiume – potrebbe essere un importante punto di svolta per Obama. Oppure potrebbe essere, come dicono i suoi oppositori, solo un effetto temporaneo della visibilità ottenuta nei giorni scorsi, che come un domino fa cadere tutte le pedine nelle immediate vicinanze ma non raggiunge quelle più lontane.

La prossima tornata elettorale, infatti, è di là dal venire. Vermont, Rhode Island, Texas e Ohio andranno al voto solo tra tre settimane. Il ?momentum? costruito da Obama potrebbe finire, travolto da qualche polemica o semplicemente la Clinton potrebbe riconquistare la visibilità a cui sta lavorando con il nuovo gruppo di consiglieri e strateghi di cui si è circondata. Prima del 4 marzo, oltretutto, ci sarà un nuovo faccia a faccia tra i due Democratici, il 21 febbraio, e notoriamente la Clinton ne esce sempre vincitrice. Perché se Obama sa parlare alle folle, lei sa convincere i giornalisti.

Texas e Ohio sono due stati chiave, non solo per il numero dei delegati che esprimono (rispettivamente 228 e 161), ma soprattutto perché saranno il vero banco di prova. Sulla carta, Hillary ha un vantaggio in entrambi: il Texas ha una grossa maggioranza di ispano-americani e di donne che da tradizione preferiscono la Clinton; in Ohio la Clinton ha già il sostegno del Governatore locale e di una buona parte della middle class che cerca soprattutto risposte economiche.

Ma queste previsioni dovranno fare i conti col ciclone Obama, il cui impatto, al momento, come già avvenuto in altri Stati, non è prevedibile. Hillary ne ha già provato gli effetti e allora lavora di anticipo; da ieri, infatti, è già in Texas a tenere conferenze e cercare endorsement.

Non una sola parola sulla disfatta di martedì. La battaglia del Potomac? Come se non fosse mai avvenuta.


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