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USA: Bush ha sete di petrolio africano

Il presidente dell’Angola Dos Santos ricevuto alla Casa bianca da G. W. Bush per discutere di petrolio. Un altro passo degli USA per mettere le mani sull’oro nero africano

di Joshua Massarenti

Il prezzo del barile sale a 41 dollari e gli USA corrono ai ripari. Per fronteggiare l?instabilità politica in medioriente, la crisi irachena e più di recente la crescita economica cinese, l?amministrazione Bush rivolge di nuovo lo sguardo al continente africano. Lo scopo: ridurre lo stato di dipendenza degli Stati Uniti dal Medioriente in materia di rifornimento petrolifero diversificando le fonti di approvvigionamento del greggio. Obiettivo: mettere le mani sulle riserve, giudicate ?strategiche?, del petrolio africano. Questa volta è toccato all?Angola, il secondo produttore di greggio dell?Africa sub-sahariana dopo la Nigeria, ovvero la metà delle importazioni statunitensi della regione. Attualmente, l?Africa sub-sahariana fornisce a Washington oltre il 15% del totale del greggio importato negli Stati Uniti. Da qui al 2014, la Casa bianca prevede di aumentare le importazioni di greggio africano al 25% del totale. In linea con questa strategia di approviggionamento diversificato, l?Angola, che produce attualmente un milione di barili al giorno dovrebbe raddoppiare la sua produzione entro il 2008. Da parte sua, il presidente angolano Dos Santos aspettava questo viaggio da oltre un anno. In cambio del sostegno offerto a Bush per la guerra in Irak, Dos Santos è giunto a Washington per assicurarsi l?appoggio incondizionato del suo omologo americano in vista delle elezioni che dovranno tenersi in Angola nel 2005 o 2006. Ma non solo. L?Angola sta negoziando con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale per un loro sostegno alla ricostruzione socio-economica del paese, appena uscito da una guerra civile devastanta durata 27 anni. Dos Santos ha ?approfittato? della sua visita negli USA per rinnovare in pompa magna il rinnovo della concessione del cosiddetto ?blocco zero? presente al largo di Cabinda con la Cabinda Gulf Company, la filiale angolana di ChevronTexaco, uno dei colossi dell?industria petrolifera americana nonché partner principale dell?Angola davanti al francese Total. Il contratto prolunga la concessione di questo blocco dal 2010 al 2030. Il ?blocco zero? produce attualmente oltre 400.000 barili di greggio al giorno, ossia il 40% della produzione totale. In cambio, l?amministrazione americana ha incluso l?Angola nel sistema di preferenze commerciali concesse alle esportazioni africane verso gli USA nel quadro della legge sulla crescita e le possibilità economiche in Africa (AGOA). La legge, adottata nel 2000, esige nei suoi principi che i paesi beneficiari crescano economicamente e socialmente all?interno di un?economia di mercato, dello Stato di diritto e del libero scambio, attuando politiche economiche in grado di ridurre di metà la povertà e proteggere i diritti dei lavoratori. Nonostante le immense ricchezze diamantifere e petrolifere, oltre il 70% della popolazione angolana è colpiota dalla povertà. Per tale motivo, è previsto che una parte dei 300 milioni versati dalla ChevronTexaco agli angolani a titolo di ?bonus di firma? e ?bonus sociale?, spetterà alle popolazioni civili della provincia di Cabinda, un?enclave incastrata tra il Congo/Kinshasa e il Congo/Brazzaville. L’interesse degli Stati Uniti per il petrolio africano fa inoltre rima con la lotta al terrorismo internazionale. Preoccupata dalle attività crescenti di gruppi terroristici islamici legati ad Al qaeda in Africa sub-sahariana, l’amministrazione Bush sta mettendo in piedi un programma di sicurezza per difendere i propri investimenti strategici. In questa prospettiva, esperti della Jane?s Intelligence Review, rivista inglese specializzata in questioni militari, hanno sottolineato che l?Angola rientra a pieno titolo nella politica di sicurezza lanciata dagli Stati Uniti in Africa orientale e sahariana per contrastare il terrorismo islamico e difendere i propri impianti produttivi di petrolio (e gas naturale). Nello specifico, l?Angola rientrerebbe nel ?Programma africano di sicurezza costiera? (ACSP) dedicato alla protezione degli off-shore petroliferi installati al largo del Golfo di Guinea risalendo fino alle coste della Mauritania. Gli esperti sostengono che questi paesi non possiedono una flotta militare sufficiente per contrastare eventuali attacchi terroristici. Così, il programma ACSP consentirebbe agli USA di poter rifornire navi, sistemi radar e impianti di communciazione ai paesi della regione.

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