Famiglia

Urso: più attenzione al sociale

In un'intervista a Radio24 il vice ministro alle Attività produttive prospetta più attezione alle riforme sociali ed economiche, ai ceti medi e alle famiglie

di Paolo Manzo

Piu’ attezione alle riforme sociali ed economiche, ai ceti medi e alle famiglie, ma senza dimenticare il giusto rigore nei conti pubblici. E’ quanto prospetta il vice ministro alle Attivita’ produttive con delega al Commercio estero, Adolfo Urso, che, in un’intervista a Radio24, parla tra l’altro della verifica di governo chiesta da An dopo le europee di sabato e domenica. ”Abbiamo chiesto una correzione di rotta -spiega Urso- per accelerare su alcuni aspetti che riguardano le riforme sociali ed economiche, i ceti produttivi e le famiglie. Ma questa correzione, che ci aspettiamo nell’aggiornamento del programma e della squadra che verosimilmente si realizzera’ nelle prossime settimane, non significhera’ meno attenzione a conti pubblici. Anzi, Gianfarnco Fini -osserva- ha iniziato dicendo che occorre un’operazione verita’ sui conti pubblici, in modo tale che si sappia da dove dobbiamo partire per realizzare, insieme e di concerto in una logica costruttiva, una politica sociale e produttiva che comunque risponda ai criteri di rigorosita’ che Europa ci impone”. Esaminando nel concreto gli interventi possibili, Urso sottolinea che si debba ”puntare a una forte politica familiare nella riforma fiscale, in modo da tutelare il potere d’acquisto delle famiglie numerose e monoreddito e per incrementare la natalita”’. Ma cita anche ”una riforma degli incentivi e una politica produttiva che consideri il Mezzogiorno la frontiera del paese”, oltre alla necessita’ di prestare la giusta ”attenzione ai ceti medi, all’amministrazione pubblica e al rinnovo dei contratti”. Passando all’Europa, il vice ministro di An non nasconde la necessita’ di una maggiore importanza della politica, che intervenga anche sul fronte monetario. ”Stati Uniti e Cina -osserva- governano la politica monetaria e lo stesso deve fare l’Ue” perche’ ”la politica monetaria non puo’ essere lasciata soltanto alla Bce”. Dunque, secondo il vice ministro, la Banca centrale deve ”avere indirizzi anche politici”. Ma l’Europa, sottolinea, ha bisogno anche ”di una politica economica attiva” che ”non si limiti ad applicare in maniera burocratica, fiscale, cieca e sorda, talvolta poco intelligente, i parametri di Maastricht” e che ”comprenda che oggi occorre rendere le imprese competitive, puntando sulla crescita e sullo sviluppo”. Una ”politica attiva”, aggiunge, e’ necessaria anche nel commercio, ”sia per quanto riguarda le norme del Wto” che per le ”regole interne”. E per questo, ricorda, ”noi abbiamo chiesto maggiore tutela per i consumatori e gli imprenditori attraverso una norma semplice come l’obbligo di stampigliatura sui prodotti importati in Ue del marchio del paese d’origine”.


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