Politica

Urla nel silenzio, se il terrore è impunito

Giochi e numeri che non quadrano.

di Sandro Calvani

Una delle più antiche definizioni di Stato è quella di Hobbes, che lo definisce come negazione assoluta della guerra. Secondo Hobbes se c?è vero Stato non c?è guerra, se c?è guerra non c?è vero Stato. La stessa organizzazione delle Nazioni Unite è una creatura dell?indomani della seconda guerra mondiale, per creare relazioni tra gli Stati tali che la guerra divenga del tutto improbabile. In epoche più recenti la creazione e l?affermazione dei principi del diritto internazionale umanitario tende a rendere un conflitto armato il meno disumano possibile. L?approvazione dello Statuto di Roma, la creazione della Corte criminale internazionale, il trattato contro le mine antiuomo hanno fatto avanzare il consenso specifico dell?umanità e il concetto dello Stato come antimateria della guerra. Ma in pratica la maggior parte degli osservatori e dei media sono unanimi nel denunciare che le guerre inter-Stati e le guerre civili intra-Stati si ripetono come un flagello che sembra cronico. Il genocidio, i crimini contro l?umanità come la scomparsa forzata, la tortura (incluso l?interrogatorio in condizione di grave stress), lo spostamento forzato di popolazioni, i crimini di guerra come gli attacchi ai civili, al personale sanitario, alla proprietà privata, alla stampa in uno scenario di guerra e le nuove forme di terrorismo si rincorrono ogni giorno sui giornali, inducendo perfino una qualche assuefazione. In alcuni Paesi si osserva la ripetizione sistematica e massiva di tali crimini, l?impunità di fatto dei responsabili. Sono situazioni che fanno venire in mente una frase di Bertolt Brecht: “Quando i crimini si accumulano, diventano invisibili. Quando le sofferenze diventano insopportabili, non si odono più le grida. È questa insensibilità che dobbiamo combattere, perché la sua massima espressione è la morte”. È crescente anche l?appello popolare alle Nazioni Unite perché “facciano qualcosa”. In realtà è sempre più difficile identificare forme di intervento efficaci per rimediare a danni perpetrati da Stati e entità non statuali che decidono operazioni militari a danno di civili inermi in contrasto totale con quanto gli stessi Stati si sono impegnati a fare nei trattati. A chi tra gli Stati o negli Stati sta molto fuori del diritto per un tempo considerevole e in qualche modo isolato rispetto al mondo ?normale? diviene indifferente la pena – che gli pare improbabile- e perfino un suo inasprimento per recidività perché gli sembra di vivere su un piano legale differente. Attuare con determinazione, rapidità e perseveranza di fronte ai crimini di cui si riempono i telegiornali sembrano dunque divenire condizioni essenziale e irrinunciabile perché lo Statuto di Roma divenga rilevante.

Le opinioni qui espresse non rappresentano necessariamente l?opinione delle Nazioni Unite


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