E’ stata presentata la nuova relazione annuale dell’Agenzia per le Onlus. Basta scorrere l’indice per capire il taglio di questa gestione. Un approccio ad ampio raggio e chiaramente orientato in senso promozionale. Ben oltre le attività di vigilanza e controllo sull’applicazione della normativa di settore, così come recita il mandato istitutivo. Dunque produzione di ricerche, divulgazione scientifica, accordi di collaborazione con Istat e altri enti dello stato per dare visibilità al settore. Probabilmente in Agenzia ci avranno già pensato, ma ci sarebbe un nuovo fronte da aprire: accordarsi con le Camere di commercio per svolgere una funzione di supporto a favore delle nuove imprese sociali. E’ vero che i decreti atttuativi ci sono, per cui oggi tutte le Camere dovrebbero essere in grado di iscrivere queste imprese. Ma i processi di implementazione della normativa sono lunghi e differenziati, anche per un sistema coeso come quello camerale. L’Agenzia potrebbe quindi proporre un’assistenza tecnica finalizzata a verificare i parametri per l’iscrizione e la loro permamenza nel tempo: dal settore prevalente di attività nelle “materie di rilievo sociale”, al deposito del bilancio sociale, fino alla sussistenza di effettive forme di coinvolgimento di beneficiari e lavoratori nell’impresa. Il caso del Regulator inglese sulle Community Interest Company potrebbe essere di grande utilità. Si tratta certamente di un’esperienza particolare, perché l’organismo d’oltremanica ha potere “di vita o di morte” sulle imprese che richiedono questa qualifica visto che ne verifica la coerenza delle finalità con quanto stabilito dalla normativa. Mutuando però alcune di queste misure si potrebbe sostenere un percorso di attuazione della normativa nostrana fin qui lentissimo, con un mix di controllo e sostegno allo sviluppo. Proprio come piace fare al presidente Zamagni. Il prossimo 13 giugno si festeggeranno, si fa per dire, i cinque anni dall’approvazione del disegno di legge delega in materia di impresa sociale. Davvero troppo.
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