Cultura

Uranio, così si difendevano i volontari

Ecco il vademecum consegnato da Intersos ai nostri operatori nel marzo 2000

di Redazione

ORGANIZZAZIONE UMANITARIA PER L’EMERGENZA
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URANIO IMPOVERITO

COMUNICATO STAMPA

Nel marzo 2000, appena venuti a conoscenza della presenza di uranio impoverito e dei suoi rischi, inviammo una nota agli operatori di INTERSOS impegnati in progetti umanitari nella regione dei Balcani.
INTERSOS è presente nell’area dal 1993 e in particolare in Bosnia Herzegovina, Albania, Macedonia, Kosovo-Montenegro-Serbia, con attività di prima urgenza, di ricostruzione, di sminamento umanitario.
Appena venuti a conoscenza del problema dell’uranio impoverito, nel marzo 2000 abbiamo dato indicazioni ai nostri operatori in Kosovo di non avvicinarsi a mezzi o strutture colpite dai missili. La nostra Unità di Sminamento ha anche effettuato alcuni rilevamenti nelle zone di intervento, con risultati di radioattività al di sotto della soglia di pericolo.
Per una reale conoscenza della dimensione del problema è però necessario effettuare rilevamenti su più ampia scala e con criteri di sistematicità.
Data la mancanza di dati certi , non possiamo sapere se vi sono pericoli nel breve periodo; riteniamo invece che sia alta la possibilità di effetti negativi sulle popolazioni nel medio-lungo periodo. Tutto porta a considerare che le aree colpite sono state certamente inquinate a causa della quantità e concentrazione nel tempo dei proiettili lanciati: il problema è quello di conoscere quanto tempo sarà necessario perché tale inquinamento produca i suoi effetti devastanti sulle persone e come porvi rimedio in tempo.
Il Pentagono ha il dovere di provare le affermazioni rilasciate sull’innocuità dell’uranio impoverito. Metta a disposizione di tutti i Paesi i risultati dei rilevamenti effettuati nelle aree contaminate, dall’Iraq, alla Bosnia, al Kosovo, alla Serbia. Lo stesso si affretti a fare l’Alleanza Atlantica. In assenza di informazioni immediate e data la più totale incertezza, queste armi vanno in ogni caso bandite.
Il Governo italiano, coordinandosi con gli altri Paesi dell’Unione, deve intensificare e sistematizzare i rilevamenti sul terreno. A tale proposito, consideriamo quindi insufficiente l’azione svolta dalla Commissione scientifica istituita dal Ministro Mattarella, di cui riconosciamo comunque l’alto profilo. L’attenzione limitata alle morti sospette di militari, pur giusta e doverosa, dimostra che né i governi, né i media hanno ancora preso piena coscienza che il problema riguarda milioni di persone in vari paesi, compresa la Serbia di cui si parla ancora poco. Queste popolazioni non hanno avuto e non hanno possibilità di scelta. Hanno vissuto sotto i bombardamenti e devono vivere nelle aree contaminate. Vogliamo ricordare, in modo allarmato e accorato, che il problema – se c’è – è innanzitutto lì, per queste persone, oltre che per i nostri militari e volontari, e che ancora debole è la preoccupazione in merito dei Governi, dei media e dell’opinione pubblica.

URANIO IMPOVERITO
NOTA PER GLI OPERATORI DI INTERSOS NEI BALCANI

I RILEVAMENTI EFFETTUATI in KOSOVO
INTERSOS, all’inizio della scorsa primavera, avuta notizia della presenza di proiettili all’Uranio Impoverito in Kosovo ha effettuato rilevamenti sul territorio per verificare il tasso di radioattività . Le misurazioni, seppur non a carattere sistematico, sono state svolte con appropriata strumentazione, dalla nostra Unità di sminamento umanitario specializzata, nelle aree del Kosovo dove si svolgevano i nostri interventi umanitari.
Tutti i rilevamenti hanno dato risultati molto al di sotto della soglia di pericolo strumentale .
La rilevanza dei risultati non può, comunque, essere considerata esaustiva, ma deve essere sicuramente seguita da controlli tecnici sistematici.

DANNI COLLATERALI IPOTIZZABILI
Allo stato attuale, non disponendo ancora di dati ufficiali, è azzardato esprimere una qualsiasi ipotesi sui possibili danni collaterali provocati dal materiale bellico costruito con Uranio impoverito (Depleted Uranium).
E’ comunque, ormai certa la presenza sui territori di sorgenti di inquinamento radiologico che potrebbero, nel medio e lungo periodo, provocare danni collaterali anche se di natura e di entità da determinarsi.
Infatti le scorie di Uranio Impoverito che sono rimaste sul suolo, dovute o alle mancate esplosioni dei proiettili al DU od alla frammentazione degli stessi, potrebbero innescare effetti sulla “catena alimentare” e, quindi, coinvolgere l’uomo. Ricordiamo che la contaminazione avviene generalmente attraverso inalazione o ingerimento.

I POSSIBILI ACCORGIMENTI
Difendersi da un pericolo latente e peraltro scarsamente connotato è sempre difficile. E’ opportuno però attuare misure che limitino al massimo il possibile pericolo e rendano improbabili eventi dannosi rilevanti. Il pericolo è comunque noto: “inquinamento da effetti radianti e da sostanze ad elevatissima tossicità chimica qualora ingerite”. E’ quindi consigliato applicare cautele di carattere generale che possono essere sintetizzate come segue:
* non avvicinarsi ne toccare carcasse di carri armati anche se si è sicuri che non siano stati oggetto di attacco con proiettili al DU ;
* non entrare in infrastrutture distrutte da attacchi missilistici;
* non raccogliere e detenere qualsiasi residuo bellico o parte di esso “souvenir di guerra”;
* segnalare immediatamente alle Autorità la presenza di qualsiasi oggetto sospetto; .
* evitare di bagnarsi in laghi o fiumi che si trovano in aree dove si sospetta siano state impiegate armi all’Uranio Impoverito;
Nel caso che si debba transitare in aree sospette:
* indossare durante il passaggio mascherine anti polvere;
* lavare frequentemente le autovetture, eliminando con particolare attenzione la polvere interna;
* se si dispone di autovetture climatizzate cambiare frequentemente il filtro anti polvere;
* lavarsi immediatamente le mani ed i capelli,
* prima di entrare in luoghi chiusi togliersi le scarpe e lavare il prima possibile gli abiti e le calzature;
Per l’alimentazione:
* evitare di bere l’acqua di pozzi ubicati in aree particolarmente a rischio, preferibilmente bere acqua minerale;
* evitare di mangiare verdura cruda e comunque lavarla e scolarla a lungo prima di consumarla. La stessa procedura deve essere eseguita per la verdura cotta;
* evitare di bere latte o mangiare formaggi freschi o derivati del latte.

Alcune di queste indicazioni possono sembrare eccessive ma nell’assenza di dati sicuri e nella più totale incertezza sulla reale entità dell’inquinamento, è consigliabile per ora il massimo di precauzioni.

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