Cultura

Uranio: 255 militari malati in 10 anni, 37 morti

Le agghiaccianti cifre rese note oggi in Senato dal ministro Parisi. Tutti i morti erano stati in missione all’estero. Ci sono però altri 1.427 soldati che hanno un cancro senza mai essere stati fuori

di Gabriella Meroni

255 militari malati di tumore, di cui 37 sono morti. Questi i numeri dell?emergenza uranio snocciolate stamane davanti alla Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito del Senato dal ministro Arturo Parisi. Le cifre sono state fornite dalla Direzione di Sanità militare. Tutti i 255 soldati malati hanno prestato servizio all’estero: nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq e in Libano nel periodo 1996-2006. Nello stesso periodo di tempo, però, altri 1.427 militari italiani si sono ammalati di tumore pur non essendo mai stati impiegati all’estero.

Dei 255 militari malati che hanno servito all?estero, 161 militano nell’Esercito, 47 in Marina, 26 nell’Aeronautica e 21 sono Carabinieri. Dei 37 morti, 29 erano dell’Esercito, 1 dell’Aeronautica e 7 dei Carabinieri. All’Arma appartiene il maggior numero di malati di tumore (729) tra i militari che non sono mai andati in missione all?estero. Tra questi ultimi non è noto quanti siano i morti. La direzione generale di sanità – ha rilevato Parisi – non è al momento in grado di verificare quanti di questi militari estranei alle missioni all’estero abbiano operato in poligoni di tiro nazionali. Sull’argomento, ha poi voluto sottolineare Parisi, «non esiste alcun segreto di Stato» e la Difesa «ha la precisa volontà di giungere a una limpida e univoca verità su questi dati. Ciò che ci ha impedito sinora di raggiungere una solida base informativa sono stati vari fattori, tra i quali la mancanza di un centro specialistico centralizzato che coordinasse all’interno della Difesa lo studio del fenomeno. A questa mancanza», ha proseguito Parisi, «si è associata inoltre la normativa sulla tutela della privacy, molto restrittiva, che rende impraticabile la pubblicazione aperta di elenchi nominativi, azione che consentirebbe di ricevere immediate pubbliche conferme o smentite sulla completezza e correttezza dei dati».

Per questo, ha annunciato Parisi, è stato deciso cambiare metodo di computo, utilizzando (finalmente) dati classificati «in modo omogeneo», con l’obiettivo finale di creare «un data base accessibile a chi ne abbia titolo». Entro fine ottobre, ha concluso, i dati mancanti disponibili verranno forniti ufficialmente alla Commissione. A questi si dovranno poi aggiungere, per avere un quadro completo, quelli che si stanno attualmente raccogliendo presso i disciolti ex distretti militari. Restano tuttavia fuori i casi di militari che si sono congedati da anni e che non hanno chiesto riconoscimento della causa di servizio, «con la conseguenza che la loro malattia potrebbe essere nota solo al sistema sanitario nazionale e non anche a quello militare. Proprio per questo si sta elaborando una convenzione con il ministero della Salute che consentirà a breve di incrociare i dati».


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