Welfare

Uomini abbandonati e umiliati in canili per umani

di Redazione

Una pena che “spegne il cervello”
A ferragosto le carceri sono state al centro dell’attenzione di tanti parlamentari che hanno visitato gli istituti di pena, così hanno occupato pagine di giornali e schermi televisivi, ma sarebbe anche utile ricordare che vivere in quelle condizioni non è solo fonte di sofferenza, è anche profondamente diseducativo, cioè è l’esatto contrario di quello di cui parla la nostra Costituzione, una pena che educhi, e lo spiega bene la testimonianza di un detenuto, Daniele B.: «Il carcere di oggi deresponsabilizza in quanto spegne il cervello e lo proietta solo sulla pura sopravvivenza quotidiana, non lascia gli spazi necessari al vero e profondo senso di una pena umana, cioè di una pena che faccia cambiare veramente nelle persone detenute il modo di vedere, ascoltare, trattare gli altri, siano essi i propri famigliari o i famigliari delle vittime del reato. Di questo credo si dovrebbero occupare le istituzioni, per una politica della sicurezza e della giustizia lungimirante».

Gorizia, ci si prepara ad “accogliere” i detenuti
Le carceri oggi “accolgono” più di 68.000 detenuti al posto dei 43.000 previsti. Già il verbo “accogliere” suona ridicolo, in galere che ormai di accogliente non hanno più nulla. Da qualche parte d’Italia però almeno qualcuno punta ad “accogliere” davvero qualche detenuto fuori dalle carceri, e spera nella concessione della detenzione domiciliare per chi ha un residuo pena sotto un anno. Succede a Gorizia, dove sarà inaugurata a fine settembre la nuova casa di accoglienza gestita dalla Comunità Arcobaleno per ospitare detenuti agli arresti domiciliari.

Uomini trattati da cani, o forse peggio
Di cani si è parlato molto, questa estate, ma due in particolare sono le immagini che vale la pena ricordare: da una parte la campagna contro l’abbandono dei cani, un appello all’umanità della gente, un invito a trattare gli animali come vorremmo essere trattati noi esseri umani, dall’altra, un reparto del carcere dell’Ucciardone a Palermo detto “il canile”, dove i “nuovi giunti”, i detenuti appena arrivati, passano almeno le prime ore di detenzione: 13 cubicoli bui senza finestre, senza bagno, forniti solo di una piccola panca, e con una grata fitta.

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