Non profit

Uno Yunus per l’America Latina

Insegnanti che per pagarsi lo stipendio creano imprese. Un modello che arriverà in 50 Paesi: «I poveri devono cambiare mentalità»

di Daniele Biella

Microcredito ed educazione per tutti. Martín Burt, paraguaiano di 52 anni e padre di tre figli, è partito da qui per arrivare a essere una delle persone più influenti del suo continente. Nel 1985 ha fondato Fundaciòn paraguaya, la prima fondazione del Paraguay, che oggi sostiene 40mila piccole attività imprenditoriali e ha convinto tutte le banche del Paese a votarsi alla microfinanza. Paladino della società civile per il suo impegno contro la dittatura, nel 2003 ha avviato la prima scuola rurale gratuita e autosufficiente che trasforma giovani in povertà estrema in piccoli imprenditori. Funziona talmente bene che stanno esportando il modello in tutto il mondo, attraverso l’ong Teach a man to fish, di cui Burt è direttore. Per il suo successo come imprenditore sociale ha ricevuto vari premi, dall’Unesco al Forum economico mondiale di Davos. L’ong Acra l’ha portato in Italia per valutare possibili collaborazioni.
Vita: Qual è il “nuovo modello di sviluppo” di cui parla?
Martin Burt: Trasformare il modo di educare, ovvero creare curricula scolastici di educazione imprenditoriale che si basino su esperienze di microfinanza. In concreto, permettere ad adolescenti che vivono con meno di un dollaro al giorno di frequentare gratis una scuola di alta qualità, nella quale imparano e producono allo stesso tempo e da dove escono con il 100% di occupabilità e in tasca un prestito per avviare l’impresa. Oggi siamo a 55 scuole in 25 Paesi di America Latina, Africa e Asia; l’obiettivo è arrivare a 50 Paesi entro il 2017.
Vita: Un esempio di scuola?
Burt: La scuola superiore agricola San Francisco, a 55 km da Asunciòn, che abbiamo rilevato dalla bancarotta nel 2003. Qui vivono 150 alunni tra i 15 e i 18 anni, alternando una settimana di aula a una di lavoro sul campo in una delle 15 imprese avviate, tra cui gli allevamenti di mucche e maiali, l’orto organico, le coltivazioni di zucchero, la gestione di un hotel, un servizio di consulenza alle imprese. In tre anni gli alunni acquisiscono competenze imprenditoriali, tecniche e umanistiche. Il concetto di fondo è che non si lavora alla giornata: prima si identifica il mercato, poi la scuola produce e fa profitto. Oggi genera 300mila dollari all’anno. E ogni alunno che esce trova lavoro: in proprio, in un’impresa, all’università o nel governo.
Vita: Come sta in piedi economicamente il tutto?
Burt: L’ong cerca il capitale iniziale, che arriva dalla cooperazione o dalle imprese che investono in csr, mai da fonti governative. Il resto è a costo zero, perché la scuola è autosufficiente: si chiede a ogni professore dell’area tecnica di creare con gli alunni un proprio business. Per esempio, chi insegna industrializzazione degli alimenti deve produrre e vendere yogurt, formaggi, dulce de leche in quantità tali da pagarsi lo stipendio.
Vita: Così non ci si avvicina al modello capitalista?
Burt: Niente a che vedere: il capitalismo non prevede la csr. Qui ci si basa su un’impresa che deve essere sostenibile a livello economico, ambientale e sociale in ugual modo. Come imprenditore sociale sono stato a Davos per influenzare le imprese a cambiare metodo, presentando la nostra esperienza. Ma vado anche tra le comunità contadine a dire loro di cambiare, di aprirsi alle nuove conoscenze: non basta rinnovare il Fondo monetario internazionale, bisogna che anche il povero cambi mentalità. La microfinanza funziona non per il denaro che viene prestato alle persone, ma perché dà loro dignità.

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