Famiglia
Uno più uno fa molto più di due
Un fatto storico nel mondo del non profit. Per la prima volta due grandi realtà come Vidas e Attivecomeprima, impegnate nell'aiuto ai malati di tumore, si alleano
Una lavora per il sostegno della vita nella battaglia contro il cancro. L’altra accompagna chi questa battaglia la sta perdendo, e ha bisogno di un supporto fisico e morale. Attivecomeprima e Vidas, le due associazioni milanesi che si occupano rispettivamente dell’assistenza alle donne operate di tumore al seno e della cura domiciliare dei malati inguaribili di cancro, hanno deciso di gemellarsi, di unire le proprie competenze per migliorare i servizi alle persone che devono fronteggiare il problema della malattia e la paura della morte.
L’iniziativa, che è partita dalla stima reciproca tra la fondatrice di Attivecomeprima, Ada Burrone, e la fondatrice di Vidas, Giovanna Cavazzoni, sta assumendo una proporzione del tutto inedita nel mondo del Terzo settore. È la prima volta infatti che si assiste a una sorta di fusione, a una messa in comune dei saperi e delle strategie di comunicazione, in un’area tradizionalmente “egoista” e localmente frazionata, come è quella del non profit nella gestione dei servizi alla persona.
«È vero che in questo settore esistono steccati, anche perché le associazioni spesso nascono dall’iniziativa di personalità carismatiche che poi non riescono a staccarsi dalla loro creatura», spiega Giorgio Troisi, segretario generale Vidas. «Ma nel caso di Attivecomeprima e Vidas è stato esattamente il contrario: la messa in comune delle idee per noi rappresenta la creazione di un plusvalore, un potenziamento delle forze per la solidarietà». «Le due associazioni si muovono in un’area molto critica, quella in cui le persone affrontano la morte, ipotetica o reale», aggiunge Stefano Gastaldi, responsabile del Comitato scientifico Attivecomeprima. «Per questo abbiamo ritenuto che l’unione delle rispettive esperienze fosse un modo per arricchire la formazione e la prospettiva degli operatori e dei volontari. Se questa unione culturale darà i frutti che speriamo, creeremo una rete di protezione e sostegno ai malati che non verrà mai a mancare, qualunque sarà l’esito della malattia».
Attivecomeprima è nata all’inizio degli anni ’70, con la mission di far uscire dall’isolamento psicologico e fornire sostegno alle donne operate di tumore al seno. Dall’unica sede milanese l’associazione ha esportato un metodo di lavoro che oggi viene replicato da altre associazioni su tutto il territorio nazionale, e che si è specializzato in attività di ascolto telefonico, consulenze specializzate, corsi formativi e divulgativi, attività psicofisiche e creative. Vidas è una realtà associativa più strutturata, nata nel 1982 e radicata soprattutto a Milano, che si occupa di fornire assistenza domiciliare gratuita ai malati terminali. Oggi conta tre équipe socio-sanitarie disponibili 24 ore su 24. «È evidente che gli operatori delle due associazioni hanno di fronte uno scenario diverso, in cui entrano in gioco sensibilità e metodologie differenti», continua Gastaldi. «Per questo ci sembra che una delle tappe primarie del gemellaggio sia la formazione, lo scambio di conoscenze che aiuterà a valutare meglio i singoli casi».
E non viene nemmeno escluso un lavoro comune sull’utenza, come spiega Giorgio Troisi: «Cercheremo di trovare momenti di coordinamento tra le rispettive équipe. L’idea è quella di garantire un “affido protetto”, un passaggio non traumatico da un’associazione all’altra in tutti i casi in cui la gravità della malattia lo renderà necessario». E oltre alla formazione e alla collaborazione degli operatori, Attivecomeprima e Vidas progetteranno iniziative comuni di raccolta fondi e di promozione. Il primo appuntamento per incontrarle sarà al Teatro Strehler, il prossimo 3 giugno, con un recital di Ornella Vanoni.
Info: www.attivecomeprima.org
www.vidas.it
Il commento
E’ Il segno di una svolta
La fusione tra imprese è una delle strategie più frequenti del settore profit: oggi invece assistiamo in Italia per la prima volta a un tentativo di fusione nell’area non profit della gestione dei servizi alla persona. Ma come leggere questo reciproco interesse tra Vidas e Attivecomeprima?
Il settore non profit è sempre stato definito un “non settore” dagli economisti istituzionali perché difficilmente sussistono le condizioni unificanti di “prodotto-mercato-tecnologia”. Inoltre, ed è una questione più volte ribadita dai sociologi, esiste una autoreferenzialità fortissima nelle organizzazioni del Terzo settore, che in alcuni casi ne ha addirittura ostacolato lo sviluppo. Eppure una lettura approfondita di quanto sta accadendo dimostra che invece un settore esiste, e il tentativo di fusione (anche se è stato definito dai soggetti interessati un gemellaggio) ne testimonia anche la maturità: una comunità identica, che è soggetto istituzionale, di due organizzazioni non profit, molto differenti tra loro per storia, per missione e forse per cultura, che diviene invece agente propulsore di una fusione. La maturità del settore è testimoniata anche dalle motivazioni economiche di questa decisione: anche se di semplice gemellaggio si trattasse, sarebbe sempre un segnale forte il tentativo di accorpare alcune funzioni comuni, come quelle di supporto, il servizio marketing e comunicazione o il servizio raccolta fondi.
Infine, probabilmente siamo all’inizio di una nuova era nello sviluppo del Terzo settore, quella della razionalizzazione e della concentrazione. Dopo le migliaia di nuove organizzazioni, associazioni, Onlus, nate sotto una spinta spesso emotiva e senza analizzare il mercato e la domanda proveniente dal territorio e pensando che ogni intervento nuovo fosse quello risolutivo, stiamo arrivando davvero ad immaginare un settore con una logica della partnership vera, della messa in comune di strutture, uffici, ma anche di obiettivi e mission nel rispetto delle esigenze della comunità di riferimento. E nel rispetto soprattutto del soddisfacimento dei bisogni sociali.
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