Cultura
Università: un funerale per la ricerca
E' la spettacolare protesta che si è svolta questa mattina a Roma davanti alla sede Rai. Ad organizzarla parte del mondo accademico
Un funerale per l’universita’ e la ricerca pubblica, con tanto di bara, lumini e lapide, su cui e’ stato posato il “tocco”, il caratteristico cappello degli accademici.
I ricercatori manifestano oggi in viale Mazzini, davanti alla sede della Rai, contro il disegno di legge sullo stato giuridico che prevede la loro messa ad esaurimento e per attrarre piu’ attenzione dai mezzi di comunicazione, accusati di aver ignorato finora la protesta che da mesi va avanti in 50 atenei di tutta Italia. “Moratti morituri te salutant”, “Rai non ci ascolti mai”, “L’universita’ muore e l’informazione non si muove”, recitano gli striscioni affissi al cancello della Rai, mentre i ricercatori precari scrivono, ricalcando lo slogan del governo, le loro tre “I”: “invisibili, indispensabili, infuriati”.
Le decine di persone tra cui anche studenti, intervenuti alla iniziativa promossa da professori e ricercatori dell’universita’ ‘La Sapienza’, hanno poi pronunciato un elogio funebre per la ricerca, sulle linee del celebre monologo di Marcantonio del Giulio Cesare di William Shakespeare.
“Da troppo tempo – spiega Marco Merafina, coordinatore nazionale dei ricercatori – l’universita’ sta protestando, i problemi sono grossi, ma purtroppo i mass media, a parte qualche caso sporadico, non parlano di cio’ che sta accadendo.
L’insensibilita’ del governo e’ coperta dal silenzio della stampa. Se la ricerca va a picco, va a picco il paese”. I ricercatori hanno anche aperto nel sito internet dedicato alla protesta (protesta.di.uniroma1.it) una casella di posta in cui tutti coloro che sono coinvolti dal problema possono raccontare la propria esperienza. “L’intenzione e’ inviare tutte le mail alle varie testate giornalistiche – spiega Alessandro Panconesi, professore ordinario di scienze – nella prima ondata ne abbiamo raccolte circa 1.400, con la seconda siamo gia’ a un centinaio”.
“Negli atenei italiani – aggiunge Alessandra Adrover, professore associato della facolta’ di ingegneria – ci sono 57.000 strutturati tra docenti, ricercatori e personale tecnico amministrativo, e 50.000 precari, che non hanno alcuna voce in qualunque organismo che ha potere decisionale. C’e’ un’esigenza di svecchiamento del corpo docente e la necessita’ di creare nuove figure”.
Una delegazione di manifestanti e’ stata ricevuta dal capo ufficio stampa e dal direttore per le relazioni istituzionali della Rai. “Abbiamo chiesto di affrontare il problema non solo con poche battute nei telegiornali ma anche in programmi di approfondimento – racconta Merafina – includendo non solo politici ma anche soggetti che lavorano negli atenei”.
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