Formazione
Università, sarà un autunno caldissimo
«L’Italia è l’unico Paese Ocse che ha il fenomeno degli idonei non beneficiari di borse di studi. Abbiamo 45mila ragazzi e ragazze che avrebbero diritto a riceverla, ma non ci sono i fondi, alto che aumento delle tasse». Intervista a Michele Orezzi (Unione degli studenti universitari)
«Aspettiamo il voto della Camera ma stiamo già preparando un autunno caldo che possa rimettere al centro della discussione la questione dell’istruzione pubblica. L’approvazione del provvedimento naturalmente avviene in agosto in modo che gli studenti non possano mobilitarsi in difesa dell’università pubblica». Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti universitari, la confederazione delle associazioni studentesche, per il momento non lancia il guanto di sfida. Il Governo tuttavia è avvisato. Se anche la Camera, dopo l’approvazione ieri al Senato, dirà sì al decreto sulla spending review che introduce l’aumento delle tasse per gli studenti fuori corso, il sindacato studentesco farà sentire la sua voce alla riapertura degli atenei.
Come commenta l’aumento delle tasse per i fuori corso?
Riteniamo completamente inaccettabile che si aumenti il contributo economico per un servizio pubblico a delle persone che il più delle volte il servizio non lo sfruttano neanche perché, essendo fuori corso, non seguono più le lezioni. Il problema dei fuori corso non è certo il numero uno dell’università italiana.
Quali sono le cause del fenomeno dei fuori corso?
Siamo il Paese europeo con meno investimenti per il diritto allo studio e questo comporta il fatto, come confermato dai dati del consorzio Almalaurea, che il 73% degli studenti è costretto a fare almeno un lavoro durante l’esperienza universitaria. La debolezza del sistema di diritto allo studio è il primo fattore che condiziona la qualità del percorso accademico. L’assenza di supporti del welfare studentesco che consentano di studiare e basta va a intaccare il rendimento e a fare accumulare il numero di fuori corso. L’Italia è l’unico Paese Ocse che ha il fenomeno degli idonei non beneficiari di borse di studi. Abbiamo 45mila ragazzi e ragazze che avrebbero diritto a riceverla in base ai criteri di reddito e di merito ma non la ottengono perché non ci sono fondi necessari. Crediamo che sia una grossa ingiustizia.
Quale leva proponete invece per incentivare i giovani a concludere prima gli studi?
Innanzitutto politiche di orientamento serie e accesso libero all’università. Bisogna investire nell’orientamento universitario fin dalla scuola superiore. Sbagliare la facoltà è una delle prime cause che determina il fuori corso.
Parte delle risorse ricavate dall’incremento delle tasse per i fuori corso andrà tuttavia a finanziare diritto allo studio…
L’Italia è un Paese malato perché vuol far passare il concetto per cui il diritto allo studio si finanzi con la tassazione degli studenti: è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Se si volesse fare un provvedimento serio rispetto alla tassazione studentesca bisognerebbe prevedere un sistema di tassazione unico nazionale, progressivo e con una curva simile a quella dell’Irpef. Solo allora potremmo parlare di un sistema di tasse equo. Il costo dell’Università dovrebbe essere uguale in tutti gli atenei. La competizione non deve essere fatta sulla tassazione altrimenti non si colmerà mai il gap sociale. Così invece si rischia che chi ha più soldi frequenti gli atenei del Nord e chi ne ha meno quelli del Sud.
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