Formazione

Università: post laurea transnazionale

L'Italia è al 23esimo posto per scambi tra studenti

di Redazione

La concorrenza tra universita’ americane, europee ed asiatiche, gia’ forte, sara’ ulteriormente rafforzata perche’ ”tutte – spiega a Le Monde Stephan Vincent-Lancrin, analista alla direzione dell’ educazione dell’ Ocse – vogliono attirare studenti stranieri sui loro campus, per consolidare la loro immagine internazionale e reclutare i migliori”. Gia’ oggi in giro per il mondo ci sono due milioni di studenti stranieri: secondo dati Ocse del 2003, il gruppo piu’ numeroso e’ formato dai cinesi – 274.000 – poi ci sono 104.000 indiani, e quindi coreani, greci, giapponesi. Il 30% di quelli che studiano all’ estero e’ negli atenei statunitensi, il 14% in Gran Bretagna, il 13% in Germania, il 10% in Francia, il 9% in Australia. Gli italiani all’ estero sono 44.000. Gli studenti stranieri in Italia 36.000: il 2% della popolazione studentesca complessiva, mentre la media dei paesi Ocse e’ del 7%. I francesi all’ estero sono 53.000, quelli che arrivano invece a studiare all’ ombra della Torre Eiffel sono 220.000, e rappresentano l’ 11% dei giovani che studiano in Francia. L’ Italia – spiega all’ Ansa l’ esperto dell’ Ocse – si piazza al 10/o posto, in termini assoluti, sia nella classifica dei paesi che inviano studenti all’ estero, sia in quella dei paesi che li ricevono. Se invece la classifica viene calibrata per dimensioni dei paesi l’ Italia scende al 23/o posto. Da oggi al 2025 la richiesta d’ insegnamento superiore al di la’ dei confini nazionali aumentera’ del 5,8%, e in gran parte arrivera’ dall’ Asia. L’ esperto dell’ Ocse osserva che ”l’ Australia, la Nuova Zelanda e la Gran Bretagna hanno gia’ annunciato che l’ internazionalizzazione dei loro atenei e’ una priorita’. La posta in gioco e’ ugualmente economica”. I due milioni di giovani che studiano all’ estero significano infatti 33,2 miliardi di euro che arrivano al paese che li accoglie. ”Il mercato – sottolinea Vincent-Lancrin – e’ promettente, ma i paesi dell’ Ocse non contano che il 7% di studenti stranieri, contro il 20%, per esempio, dell’ Australia”. Il mercato studentesco piu’ interessante e’ quello cinese. L’ universita’ Jiaotong di Shanghai pubblica ogni anno la classifica – determinata dal numero dei premi ricevuti, dalle pubblicazioni scientiiche – dei migliori atenei del mondo per ricerca ed insegnamento scientifico: 53 fra i primi 100 sono americani, 11 britannici, 5 giapponesi, 5 tedeschi. C’ e’ una sola universita’ italiana in questo elenco – giudicato ”credibile” da Vincent-Lancrin – la Sapienza di Roma. I cinesi guardano alle universita’ straniere perche’ sanno che sono fuori gioco, ”anche a medio termine”, sul mercato della formazione superiore. ”Fra il 1995 e il 2003 – rileva l’ analista dell’ Ocse – piu’ di 700 programmi internazionali si sono sviluppati in Cina in partneriato con universita’ straniere. Ma questo investimento risponde in primo luogo ad un bisogno interno: ci sono 300 milioni di ragazzi sotto i 15 anni”. ”Lo scarto fra la Cina e i paesi occidentali, in particolare gli Usa, resta importante: si puo’ pensare che la formazione delle elite mondiali restera’ a lungo – secondo Vincent- Lancrin – un privilegio dei paesi occidentali”.


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