Il sistema scolastico ed universitario italiano ha troppi elementi ”inaccettabili” dice il ministro. Ed è per questo che occorre un cambiamento. Lo sostiene il ministro della Pubblica istruzione e dell’Universita’ Maria Stella Gelmini che è tornata anche oggi a fare un lungo elenco di quelli che, a suo dire, sono i mali di cui soffre l’Università nel nostro paese. Innanzitutto, sottolinea in una nota, ”l’universita’ italiana produce meno laureati del Cile, abbiamo 94 universita’, piu’ 320 sedi distaccate nei posti piu’ disparati, ci sono 37 corsi di laurea con un solo studente, 327 facolta’ che non superano i 15 iscritti”. Ma, prosegue il ministro, negli ultimi 7 anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26.000. ”Nel 99,3% dei casi – aggiunge la Gelmini – sono stati promossi senza che ci fossero i posti disponibili facendo aumentare i costi di 300 milioni di euro”. Nel nostro paese, poi, ci sono 5 universita’ ”importanti” con buchi di bilancio enormi che avrebbero portato, ”se fossero state aziende, al licenziamento in tronco di chi le ha gestite per tanti anni”. Sempre la Gelmini denuncia poi il moltiplicarsi di cattedre e posti per professori ”senza tener conto delle reali esigenze didattiche dei ragazzi”, l’aumento della spesa per l’universita’ ”in maniera inaccettabile”, il fatto che non ci sia un’universita’ italiana che figuri tra le migliori 150 del mondo e ci siano ”5500 corsi di laurea, mentre in Europa la media è della metà la meta”’. Tra gli elementi di ”inaccettabilita”’ la Gelmini annovera anche il fatto che in Italia sono insegnate 170.000 materie rispetto alle 90.000 della media europea, che nel 2001 i corsi di laurea fossero 2444 e che ”oggi 5500 ragazzi sono sottoposti ad un carico di ore di lezione triplo rispetto alla media europea per trovare giustificazione a corsi fatti solo per dare cattedre”.
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