Cultura

Università: Istat, diminuite le matricole

Sono 332 mila i giovani che nell'anno accademico 2005/06 si sono iscritti per la prima volta all'universita', 16 mila in meno rispetto l'anno scorso, quando erano 348mila

di Redazione

E’ quanto emerge dall’edizione aggiornata dell’indagine Istat ”Universita’ e lavoro: orientarsi con la statistica” da cui risulta che nello scorso anno accademico vi e’ stato un calo del 4,5% dei nuovi iscritti all’Universita’. Nel 2005/06, rileva ancora l’Istat, la quasi totalita’ (92,9%) delle immatricolazioni e’ indirizzata verso i corsi triennali introdotti con la riforma, mentre il 5,7% delle matricole sceglie i corsi di laurea a ciclo unico (medicina, farmacia, architettura ecc.) e l’1,5% quelli previsti dal precedente ordinamento (essenzialmente i gruppi insegnamento e giuridico). Sono piu’ le ragazze dei ragazzi a iscriversi all’universita’ dopo il diploma di scuola superiore (81% contro 67%). Su 100 immatricolati, le ragazze sono 56, mentre i ragazzi soltanto 44. I gruppi insegnamento, linguistico e psicologico sono quelli in cui la presenza femminile e’ particolarmente alta; i gruppi difesa e sicurezza, ingegneria e scientifico, al contrario, sono quelli in cui e’ maggiore il peso della componente maschile. Gli abbandoni degli studi universitari o le interruzioni di frequenza avvengono generalmente all’inizio del corso di studi: un giovane su cinque non rinnova l’iscrizione al secondo anno. Circa il 40% degli studenti e’ fuori corso, mentre il 64% dei 289.155 laureati (in corsi di laurea triennali, tradizionali e a ciclo unico) ha concluso gli studi fuori corso. In particolare, tra gli studenti che hanno concluso una laurea triennale si registra un’alta quota di laureati in corso (58,8%), mentre tra coloro che hanno terminato un corso di laurea lungo appena il 15,3% si e’ laureato nei tempi previsti. Nel periodo immediatamente successivo alla conclusione degli studi, rileva ancora l’istituto di statistica, la differenza nei tassi di disoccupazione tra i laureati e i diplomati di scuola secondaria superiore indica un leggerissimo vantaggio per i diplomati (lavora il 21,9% contro il 21,1% dei laureati ). Tuttavia, la situazione cambia gia’ nel secondo quinquennio dopo il conseguimento del titolo di studio: per i laureati 30-34enni la disoccupazione scende all’8,7%, mentre tra i diplomati di 25-29 anni si attesta al 10,7%. I corsi di laurea che favoriscono un inserimento lavorativo piu’ rapido sono quelli del gruppo Ingegneria gestionale (a tre anni dalla laurea l’89% degli ingegneri gestionali ha un’occupazione continuativa), Ingegneria delle telecomunicazioni (88%) e Ingegneria aerospaziale e aeronautica (86%). Buoni inserimenti occupazionali presentano anche le lauree in Farmacia (80%), Economia aziendale (77%), Odontoiatria e protesi dentaria (75%), Scienze della comunicazione (74%) Relazioni pubbliche e Scienze internazionali e diplomatiche (entrambe 73%). Questi ultimi tre corsi rappresentano delle eccezioni positive all’interno del gruppo politico-sociale che, nel complesso, registra performance leggermente inferiori alla media. I laureati che presentano le piu’ basse percentuali di inserimento nel mercato del lavoro sono quelli del gruppo medico ed educazione fisica, impegnati in un lavoro continuativo soltanto in circa 20 casi su 100; seguono i laureati dei gruppi giuridico (42%), letterario (46%) e insegnamento (51%). La spiegazione sta nella particolarita’ dei percorsi post-laurea dei giovani in uscita da questi raggruppamenti: a tre anni dalla laurea i medici sono ancora molto spesso impegnati nelle scuole di specializzazione (54 laureati su 100 svolgono formazione retribuita); anche i laureati in materie giuridiche, a causa dell’attivita’ di praticantato post-laurea (per lo piu’ non retribuito), cominciano piu’ tardi a cercare lavoro. Per i laureati dei gruppi educazione fisica e insegnamento, invece, la limitata diffusione di un’occupazione iniziata dopo la fine dell’universita’ si deve, almeno in parte, all’abitudine di lavorare gia’ prima del conseguimento della laurea (nell’ordine, 64% e 27%), dato che i laureati in educazione fisica utilizzano sul mercato del lavoro i diplomi Isef precedentemente conseguiti.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.