Formazione

Università Cattolica di Roma: intervento umanitario in Pakistan

Secondo step dell'intervento del team di medici del Gemelli nella diocesi di Islamabad-Rawalpindi

di Benedetta Verrini

Seconda fase della missione umanitaria dell’Università Cattolica di Roma a favore degli abitanti della diocesi di Islamabad-Rawalpindi in Pakistan. Domenica 2 novembre il team di medici, operatori sanitari e volontari del Policlinico Gemelli è partito per la nuova missione di supporto didattico-formativo e assistenziale all’ospedale cattolico Fatima Hospital di Sargodha ubicato nella diocesi di Islamabad-Rawalpindi. L’intervento –  promosso e coordinato dal Centro per la Cooperazione Internazionale (CCI) della Cattolica di Roma, diretto da mons. Elio Sgreccia – segue quello dello scorso mese di marzo, che ha avuto origine dalla richiesta del vescovo locale, mons. Anthony Lobo. L’équipe del Policlinico Gemelli è formata da medici esperti nelle specialità più richieste dalle esigenze sanitarie della regione: Augusto Veneziani, chirurgo generale; Giovanni De Francisci, anestesista; Lucia Masini, ostetrica-ginecologa; Horia Hreniuc, infermiere di sala operatoria; Mobeen Shahid, volontario pakistano. Il Fatima Hospital è l’unica struttura sanitaria cattolica della regione, con una popolazione che supera il milione di abitanti. Dispone di 70 posti letto ed è dotata di reparti di medicina interna e chirurgia generale. L’ ospedale cattolico offre in particolare il suo servizio per i poveri del distretto, ma si trova in una situazione difficile per l’assenza di uno staff medico residente  e per la carenza di attrezzature sanitarie indispensabili. Gli obiettivi principali di questo intervento di cooperazione tra la Cattolica e la diocesi di Islamabad-Rawalpindi saranno fare fronte alle necessità di attività chirurgica per i pazienti ricoverati; migliorare le strutture e la dotazione delle sale operatorie anche attraverso la donazione di farmaci e di strumentazioni di sala operatoria (2 set di ferri chirurgici, suturatrici meccaniche, un laringoscopio); formare un’équipe medica residenziale messa in grado di svolgere l’attività chirurgica secondo standard più elevati. “Questo nostro secondo intervento – afferma mons. Elio Sgreccia – si inscrive all’interno di un percorso solidale possibile e doveroso. Possibile perché ci sono le persone disponibili a partire; doveroso perché trova la sua ragione d’essere nella straordinaria affinità tra la nostra università, voluta cattolica dal suo fondatore, e questo piccolo ospedale lontano da noi geograficamente, ma che ci offre un esempio di coerente testimonianza che non può lasciare indifferenti. Questo progetto di cooperazione, che sta proseguendo nel tempo, unisce i due aspetti dell’aiuto tecnologico e di conoscenze e la testimonianza di impegno cristiano in una delle aree più difficili in questa fase storica.”


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA