Giornata mondiale contro il cancro

Uniti nell’unicità: ecco il segreto contro i tumori

Lo slogan United by unique sottolinea la centralità del paziente come individuo unico, con la propria storia e la propria patologia. Solo con la crescente attenzione alla prevenzione che permette di evitare quattro casi su dieci, ai dati di real world nella valutazione di un farmaco e ai fattori di rischio ambientale e socio-economico sarà possibile progredire verso una miglior efficienza e appropriatezza. Lo spiegano gli oncologi medici di Aiom

di Nicla Panciera

«Oggi si celebra la Giornata mondiale contro il cancro. La prevenzione dei tumori deve essere sempre più al centro della nostra attenzione e delle nostre azioni. Nel 2022, nel mondo, sono stati 20 milioni i nuovi casi di cancro e 9,7 milioni i decessi. Il 40% delle morti è causato da fattori di rischio modificabili, in particolare da fumo, consumo di alcol, sedentarietà ed eccesso ponderale» spiega Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica Aiom. «Il tema del World Cancer Day è ‘United by Unique’, per sensibilizzare cittadini, pazienti e Istituzioni a considerare l’unicità di ogni persona colpita dal cancro, garantendo una presa in carico che tenga conto degli aspetti emozionali, psicologici e sociali legati alla malattia. La nuova dimensione della cura del cancro, infatti, è la cosiddetta ‘people-centred care’ che si focalizza a 360 gradi sulla persona colpita dalla malattia, coinvolgendo nel percorso assistenziale anche i familiari e l’intera comunità che circonda il paziente. Questo approccio, che supera quello centrato sul paziente o sulla persona, ha le potenzialità per migliorare i risultati clinici e la qualità di vita, con un uso più efficiente delle risorse e una riduzione dei costi dell’assistenza».

L’importanza dei dati di real world

Questo significa anche maggior attenzione nel disegno degli studi clinici, quelli condotti a fini registrativi, che reclutano persone dal profilo molto diverso da chi poi assumerà il farmaco nella vita reale. «Rientra nella ‘people-centred care’ anche un attento monitoraggio dell’appropriatezza d’uso delle terapie» prosegue Perrone. «Aiom e l’Agenzia italiana del farmaco Aifa hanno istituito un gruppo di lavoro, per analizzare l’attività di monitoraggio portata avanti dall’ente regolatorio in campo oncologico. Grazie a questa collaborazione, abbiamo evidenziato che il profilo dei pazienti coinvolti negli studi clinici è diverso rispetto a quello di coloro che, dopo l’approvazione, vengono trattati con gli stessi farmaci nei reparti di oncologia, cioè nella pratica clinica quotidiana». Un confronto, al momento dell’avvio di una terapia oncologica, tra i pazienti inseriti in 129 registri oncologici, per un totale di circa 420mila trattamenti, con le analoghe informazioni relative a oltre 87mila pazienti arruolati nelle sperimentazioni relative alle stesse terapie, ha evidenziato rilevanti differenze: «I pazienti dei Registri Aifa presentavano un’età mediana di 5 anni in più, con un +17% di over 65. Questo si traduce in persone più fragili, caratterizzate da più comorbidità. Da qui il ruolo sempre più centrale dei dati ‘real world’ e dei Registri di monitoraggio Aifa, che rappresentano uno strumento potente, tra i più avanzati in Europa per generare evidenze di questo tipo. È un aspetto consolidato, infatti, che i dati provenienti dalla pratica clinica possano rappresentare un elemento dirimente nel determinare l’efficacia reale dei farmaci, costituendo un valido supporto ai risultati provenienti dagli studi clinici registrativi».

L’importanza degli esiti riferiti dai pazienti

Gli esiti riferiti dal paziente, i cosiddetti patient-reported outcomes (PROs) sono sempre più importanti sia nelle sperimentazioni che nella pratica clinica. «I PRO e la qualità di vita del paziente sono sempre più un importante tassello del complesso mosaico di valutazione del valore dei trattamenti oncologici e rientrano a pieno titolo nella ‘people-centred care’» spiega Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom. «Questa consapevolezza sta aumentando, anche perché diverse società scientifiche hanno lanciato messaggi a favore del ruolo dei PRO. L’attenzione nei confronti di questi strumenti coinvolge anche le agenzie regolatorie. Il risultato è che, negli anni recenti, quasi il 70% degli studi clinici sui tumori include la qualità di vita dei pazienti tra gli endpoint, cioè tra gli obiettivi da analizzare». Tuttavia, continua Di Maio, «I dati relativi alla qualità di vita, pur compresi fra gli endpoint, però vengono pubblicati solo in circa la metà dei casi in cui sono stati raccolti. È importante, quindi, migliorare la tempestività con cui queste informazioni sono comunicate e pubblicate. Non solo. Oggi pochi ospedali adottano misure di monitoraggio sistematico dei sintomi da parte dei pazienti. Serve un cambio di passo, perché la raccolta del punto di vista dei malati sull’esito di un trattamento non resti una semplice affermazione retorica ma diventi un metodo imprescindibile».

Il World Cancer Day è una giornata promossa dall’Unione per il controllo internazionale del cancro Uicc, appuntamento che vede associazioni di pazienti, società scientifiche, aziende e istituzioni di tutto il mondo uniti nella lotta contro le patologie oncologiche. Sono oltre 35 milioni i nuovi casi previsti entro il 2050 e con quasi la metà della popolazione mondiale che non ha accesso all’assistenza sanitaria di cui ha bisogno. Ogni anno quasi 10 milioni di persone muoiono a causa della malattia in tutto il Pianeta. Il 40% dei decessi è causato da fattori di rischio modificabili e, quindi, evitabili (fumo, consumo di alcol, sedentarietà, sovrappeso e obesità).

Prevenzione, stili di vita e condizioni socio-economiche

«Nel 2024, in Italia, sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore» afferma Saverio Cinieri, Presidente Fondazione Aiom. «Quasi il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 28% è sedentario, il 24% fuma. Serve più impegno per sensibilizzare tutti i cittadini, soprattutto le persone che non adottano stili di vita sani. Il consumo di alcol è correlato a 7 tipi di carcinoma, l’obesità a 12. E il fumo, da solo, è responsabile del 25% dei decessi oncologici nel mondo”. “La ‘people-centred care’ porta anche a considerare il contesto sociale di ogni paziente» continua Saverio Cinieri. «Ad esempio, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e l’eccesso ponderale sono più diffusi fra le persone con difficoltà economiche e un basso livello di istruzione. È già stato dimostrato che i problemi di natura finanziaria determinano una riduzione della sopravvivenza dei pazienti oncologici, con un rischio di morte più alto del 20%, anche in un servizio sanitario universalistico come il nostro. Ora è necessario allargare l’orizzonte dei programmi di prevenzione, considerando l’impatto degli ostacoli economici sull’adesione agli stili di vita sani».

La distruzione in Ucraina e tonnellate di macerie di amianto

Un contesto che richiede necessariamente un approccio a 360 gradi è quello della cura del cancro nelle zone di guerra. «In estrema sintesi si può affermare che i conflitti armati provocano contemporaneamente una maggiore esposizione al rischio di ammalarsi, una minore possibilità di prevenzione e diagnosi precoce e gravi carenze, sia quantitative che qualitative, nell’assistenza e nella riabilitazione dei malati. Questo vale sia in campo oncologico sia nelle altre discipline mediche», conclude Pirous Fateh-Moghadam, dell’Osservatorio Epidemiologico, Dipartimento di Prevenzione Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento. Un esempio dell’incremento del rischio cancerogeno si sta realizzando nel conflitto in Ucraina. Lo United Nations Office for Disaster Risk Reduction (Undrr) sottolinea il pericolo rappresentato dall’amianto, un materiale cancerogeno utilizzato in maniera estensiva in edilizia nel Paese fino a tempi recenti. In Ucraina, infatti, l’uso dell’amianto è stato vietato solo nel 2017 (in Italia nel 1992) e l’Undrr stima che fino al 60% dei tetti siano rinforzati con amianto. La massiccia distruzione degli edifici sta quindi creando milioni di tonnellate di macerie altamente pericolose. Durante i crolli e gli incendi in seguito ai bombardamenti, le fibre di amianto sono rilasciate nell’atmosfera e vengono respirate dalle persone.

Photo by Peter Boccia on Unsplash

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