Non profit

Un’Italiana espulsa dal Sudan

E' Laura Palatini, alto responsabile dell'Organizzazione internazionale per le Migrazioni in Darfur

di Joshua Massarenti

Tempi duri per il mondo umanitario in Sudan. Il regime di Khartum ha infatti ordinato l’espulsione di due alti responsabili europei dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim) presenti in Darfur. Fonti della Reuters e dell’Afp rivelano che la decisione sarabbe stata presa il 14 luglio, ovvero due giorni dopo il mandato di cattura per genocidio lanciato dalla Corte penale internazionale (Cpi) contro il presidente sudanese, Omar Al Bashir. Una portavoce dell’Oim ha affermato ieri che “nessuna spiegazione è stata fornita sulle ragioni della decisione”.

L’identità dei due funzionari era stata rivelata all’Afp da un umanitario in condizione anonimato. Secondo la fonte, “le autorità sudanesi hanno trasmesso mercoledì una lettera a Laura Palatini e Carla Martinez sommandole di lasciare il paese entro le prossime 72 ore”, cioè sabato. L’espulsione dell’italiana è stata confermata anche dalla Farnesina.

Laura Palatini dirige l’ufficio OIM nel Sud Darfur, mentre Carla Martinez, di nazionalità spagnola, è responsabile delle operazioni dell’organizzazione internazionale in tutto il Darfur. Regione occidentale del Sudan, il Darfur è in preda da ormai sette anni a una guerra civile civile che secondo l’Onu ha fatto 300mila vittime (10mila per il regime sudanese) e sfollato oltre 2,7 milioni di persone.

Non è la prima volta che il regime sudanese reagisce alle pressioni del Cpi scagliando la sua rabbia contro gli umanitari, ma questa volta rischia un serio incidente diplomatico. L’Oim non è un’agenzia delle Nazioni Unite, bensì un’agenzia intergovernativa i cui progetti in Sudan sono finanziati dal Giappone, l’Australia, il Canada, gli Stati Uniti e la Commissione europea. Come ricorda Le Monde, “in Darfur l’Oim ha il mandato delicato di sseguire il ritorno degli sfollati nei loro villaggi di origine, una vicenda molto sensibile in questa regione per via del fatto che le terre di queste persone sono spesso occupare da nuovi “proprietari” appartenenti in alcuni casi alle milizia pro-governative”. Il secondo mandato, non meno problematico, consiste “nell’inquadrare il voto all’estero dei Sud sudanesi per il referendum sull’indipendenza del Sudan meridionale previsto nel gennaio 2011 e che potrebbe condurre alla spartizione del paese più vasto dell’Africa”.

La tensione all’interno del mondo umanitario era palpabile da alcuni giorni. Il mandato di cattura internazionale contro Al Bashir aveva colto tutti di sorpresa. Tutti si aspettavano a una reazione del regime sudanese, ma forse non di queste proporzioni. Nel 2009, tredici ong erano state espulse in seguito al primo mandato di cattura lanciato dal Cpi contro il presidente del Sudan per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. L’accusa di genocidio ha alzato il livello di scontro tra il Sudan e la Comunità internazionale. Con esiti incertissimi.


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