Welfare

Un’isola solidale alla fine del carcere

Una nobildonna romana nel 1956, lasciò la sua tenuta sull'Ardeatina a una fondazione, perché accogliesse e avviasse al lavoro ex detenuti

di Massimo Angeli

Hanno fallito e sono risorti più di una volta, ma sono ancora lì , a combattere in mezzo a mille problemi per il reinserimento sociale degli ex detenuti. Sono gli eredi del sogno di una nobildonna romana che, nel 1956, lasciò la sua tenuta sull’Ardeatina a una fondazione, perché accogliesse e avviasse al lavoro ex detenuti e persone in difficoltà. “L’isola dell’amore fraterno” accoglie trenta ospiti: detenuti agli arresti domiciliari o in detenzione domiciliare, detenuti in permesso premio o in semi libertà, ex detenuti. «Tutto quello che facciamo è autofinanziato», spiegano. «Lo Stato prevedendo le pene alternative al carcere, non si è dato la minima cura di pensare alle strutture o di affrontare il problema dei costi. Nel carcere un detenuto costa 400 mila lire al giorno, fuori zero. Non ci sono linee di finanziamento cui accedere». L’aiuto arriva dalla società, da privati e fondazioni, dall’Elemosineria vaticana, dalla San Vincenzo e dal Rotary italiano. I detenuti arrivano da tutta Italia e non solo dalle carceri romane di Rebibbia e Regina Coeli, dimostrando la carenza di strutture che garantiscono il diritto alle pene alternative. Per favorire il reinserimento sociale dei detenuti ed ex detenuti è stata avviata una cooperativa che gestisce un’officina di autoriparazioni, un laboratorio di falegnameria e uno per la manutenzione di immobili. I servizi vanno dall’assistenza medica a quella psicologica alle attività didattiche. Il tutto svolto all’insegna del più puro volontariato. Nome ASSOCIAZIONE “L’ISOLA DELL’AMORE FRATERNO” Indirizzo via Ardeatina, 903 00187 – Roma Telefono 065012670 presidente Guglielmo Monami Scopo Accoglienza di detenuti e di persone in difficoltà per favorirne il reinserimento. ANNO di nascita 1996


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