Formazione

Unipol: Cossiga, meglio dittatura delle coop che dei banchieri

''Alla dittatura di dirigenti di banca che si diano arie da banchieri, di impiegati d'industria che si diano arie da industriali, di piazzisti di titoli che si diano arie da finanzieri preferisco l

di Redazione

Francesco Cossiga continua ad essere favorevole alla scalata di Unipol alla Bnl e, al termine di un lungo articolo in cerca di un quotidiano che lo pubblichi, si lancia in un’invettiva con il suo abituale gusto per il paradosso: ”Alla dittatura di dirigenti di banca che si diano arie da banchieri, di impiegati d’industria che si diano arie da industriali, di piazzisti di titoli che si diano arie da finanzieri, da ricchi ‘ragazzi del sabato sera’ che bevano raffinati cocktail, preferisco di gran lunga – scrive l’ex capo dello Stato – nell’interesse della democrazia, di un regime di liberta’ civili e addirittura dell’economia di mercato, un’egemonia, e perfino una dittatura, dei sindacati, delle cooperative, dei movimenti dei lavoratori: operai, contadini, artigiani, impiegati, piccoli commercianti ed industriali, tecnici ed intellettuali, e in generale dei frequentatori delle bettole di paese dove si beve vino rosso non etichettato!”. Cossiga si dilunga a spiegare perche’ e’ stato a favore dell’offensiva Unipol: ”Lo ero per motivi economici e politici, per evitare che si rafforzasse il ‘consorzio’ bancario-industriale che non ritengo utile al corretto funzionamento del sistema democratico, e che gia’ tanti disastri ha provocato con le operazioni ‘Argentina’, ‘Parmalat’ e ‘Cirio!’, e da cercare di far di tutto per evitare che ne faccia anche in campo politico!”. Motivi che oggi lo spingono ad essere per il passaggio della Bnl, ”qualora il ‘rilancio’ di Unipol via alleanza con Monte dei Paschi di Siena non riesca, a che successo abbia invece la ‘scalata’ della Bnl da parte del Banco di Bilbao e Biscaia, oltre per il fatto che si tratta di una banca ‘viscaina’, perche’ esso non si interessera’ di politica italiana, e qualora se ne interessasse, dato il ‘governo’ politico del sistema bancario spagnolo, se se interessera’ ‘a sinistra”’. Cossiga respinge anche la tesi per cui non sarebbe lecito per un partito di sinistra fare il tifo per il movimento cooperativo. ”E’ ‘democraticamente morale’ propugnare e difendere interessi economici, necessariamente ‘di classe’ o di ‘ceti’, attraverso la politica ed il potere politico, purche’ si tratti appunto di interessi di classe o di ceti e non di interessi individuali”. E se fosse presidente del Consiglio, Cossiga riterrebbe di poter ”legittimamente”’ non solo aiutare una ”operazione economica di sinistra”, ma anche ”provvedere ai fabbisogni della mia parte politica”. Per questo, dopo aver precisato di essere portato a credere a Giovanni Consorte quando dice che i 50 milioni di euro sono suoi, osserva: ”Se poi fossero una legittima, anche se dissimulata, ‘provvista di fondi’ per le cooperative, per i sindacati, per lo stesso partito dei Ds, o in generale per il movimento dei lavoratori, io non mi scandalizzerei affatto, e non per questo verrebbe meno la mia stima verso l’ingegnere Consorte”. Cossiga confessa poi di non sapere nulla della scalata di Fiorani alla Banca Antonveneta, e dell’eventuale collegamento tra questa operazione e la scalata al Corriere della Sera, ma di una cosa si dice sicuro: ”So pero’ che se a fare queste o simili operazioni fossero stati i borghesi ‘finanzieri patentati’, nulla forse sarebbe stato obiettato”.


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