Non profit
Unipol? Confermo, stiamo trattando
Intervista a Alessandro Azzi, presidente di Federcasse
Si può rimanere fermi mentre intorno tutto cambia? La risposta di Alessandro Azzi, presidente di Federcasse, della Federazione lombarda del credito cooperativo e della Bcc del Garda, è ovvia: «No. Occorre muoversi». E subito sgombra il campo dalle possibili interpretazioni minimalistiche: «Muoversi per migliorarci è buona cosa ma non più sufficiente». Quindi? «Quindi abbiamo deciso di avviare un dialogo con Unipol. Per verificare se ci sono le condizioni per un accordo commerciale che interessi, sia ben chiaro, non le singole Bcc, bensì il gruppo bancario Iccrea (che offre prodotti e servizi a tutto il sistema Bcc, ndr). Sono le cosiddette ?fabbriche? che dobbiamo rafforzare». Azzi ha buttato lì questa novità, quasi come un inciso della sua lunga e puntuale relazione di apertura del tradizionale convegno di studio autunnale della Federazione lombarda delle Bcc.
Eppure è stata questa la ?notizia bomba? dell?intensa due giorni, significativamente intitolata Cooperare per competere svoltasi quest?anno a Londra. Dopo che i rumors erano andati via via ?gonfiandosi? fino a diventare incontrollabili, ecco arrivare la conferma ufficiale: tra Bologna e credito cooperativo sono cominciate le prove di dialogo. «Non è stato facile convincere i ?miei? di questa decisione», afferma Azzi. «Tuttavia almeno un tentativo è necessario farlo».
L?evento londinese, particolarmente adatto a celebrare l?ottimo stato di salute della federazione lombarda delle Bcc ha quindi assunto subito rilevanza nazionale e Azzi ha così potuto volare alto. In sostanza il discorso fatto al ?suo? popolo è stato semplice: attenti a non cadere nella trappola dell?autoreferenzialità, ha fatto intendere a chiare lettere. Paradossalmente sono proprio gli ottimi risultati raggiunti a rivelarsi una pericolosa insidia. Bisogna perciò avere la lungimiranza di non chiudersi in un meraviglioso isolamento ma di osare la navigazione in mare aperto. E in un certo senso anche il Nobel per la pace a Yunus gli ha dato manforte. «Di primo acchito», ammette Azzi, «ho pensato che sarebbe stato meglio se gli fosse stato assegnato il Nobel per l?economia. Poi però mi sono ricordato di ciò che disse quarant?anni fa papa Paolo VI, affermando che lo sviluppo è il nuovo nome della pace».
Vita: è più difficile affrontare il nuovo corso o le difficoltà erano maggiori quando le Bcc accettarono la sfida di rimanere ?differenti??
Alessandro Azzi: Non molto tempo fa forse c?era un?eccessiva tendenza da parte delle Bcc all?omologazione, a voler quindi copiare e ripercorrere la strada della concorrenza. Oggi il successo ci fa invece correre il rischio dell?autoreferenzialità, ossia dell?illusione che continuando sempre allo stesso modo tutto andrà per il meglio perché noi siamo la quintessenza magica di chi facendo banca, mutualità e cooperazione pratica i valori. Occorre allora essere capaci di mantenere forte tensione sui valori distintivi ma, allo stesso tempo, spingere le Bcc ad accettare nuove sfide da affrontare in termini industriali e commerciali.
Vita: Eppure sono ancora molti, anche tra gli addetti ai lavori, a non conoscere i vostri valori distintivi?.
Azzi: Purtroppo viviamo nell?epoca del pensiero unico, del gigantismo in cui, soprattutto in ambito finanziario, chi fa opinione nemmeno prende in considerazione i dati. E i dati non parlano di un grande successo delle grandi banche bensì di un buon successo delle banche locali. Mi sorprenderei se non fossi abituato a riscontrare che, a certi livelli, nei media, nelle università, nei centri di ricerca, salvo lodevoli eccezioni, si ragiona per luoghi comuni. Ma noi nei luoghi comuni non rientriamo.
Vita: Il pragmatismo è un vostro punto di forza. Ma oggi alle Bcc si chiede anche di sviluppare una cultura della cooperazione. Ne sono all?altezza?
Azzi: In questi anni abbiamo notevolmente ampliato la base sociale. Inevitabilmente molti nuovi amministratori che non praticavano il credito cooperativo non colgono l?essenza profonda delle Bcc, le conoscono solo come operatori finanziari del territorio. Un processo di condivisione è, quindi, particolarmente impegnativo nell?attuale fase di buona crescita ma è un passaggio fondamentale per crescere nel modo che vogliamo noi.
Vita: Dopo l?annuncio bomba, cosa ?manda a dire? alla Unipol di Salvatori e Stefanini?
Azzi: Il messaggio è che la Federazione lombarda in realtà è un po? scioccata da questa prospettiva. Però ne capisce le ragioni e si fida di chi ha dato certe garanzie e ha messo paletti chiari circa la strategia che intendiamo seguire. Noi potremmo anche non fare partnership, le risorse le troveremmo anche al nostro interno nel giro di due o tre anni. Però non ci piace soltanto galleggiare sui problemi bensì vogliamo cercare di affrontarli per tempo.
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