Mondo

Unione Europea e Latinoamerica davanti al Wto sul caro-banane

Si è conclusa un’altra puntata della “saga delle banane”; protagonisti l’Ue ed i Paesi produttori latino-americani, con il Wto a fare da arbitro

di Matteo Manzonetto

Si è da poco conclusa un?altra puntata della ?saga delle banane?, che vede protagonisti l?Ue da un lato e i Paesi produttori latino-americani dall?altro, e con il Wto (Organizzazione mondiale del commercio) a fare da arbitro. Sul tavolo della disputa il prezzo d?importazione in Europa del frutto tropicale: in seguito alla richiesta di alcuni Paesi produttori (tra cui Brasile, Colombia, Costa Rica, Ecuador) il Wto si è pronunciato tramite un arbitrato sulla metodologia adottata da Bruxelles per arrivare a una tariffa unica di importazione della banane. L?Ue infatti sta modificando il regime di importazione, abbandonando un sistema combinato di quote e tariffe e fissando il prezzo fisso d?acquisto del frutto a 230 euro a tonnellata, con decorrenza dal 1° gennaio 2006. «È un prezzo con cui garantiamo a tutti i produttori uguale accesso ai mercati europei» affermano alla Commissione Ue. Ma evidentemente così non è, se vari i produttori sono ricorsi al Wto per vedere ristabilito un regime commerciale a loro quantomeno non sfavorevole. Ora le controparti hanno la possibilità di trovare un nuovo accordo prima di ricorrere a un secondo arbitrato del Wto, il quale ha fatto notare che il nuovo regime di import dell?Ue non tiene conto delle preferenze da accordare ai Paesi Acp (Asia Caraibi Pacifico) e critica anche i dati su cui i funzionari di Bruxelles hanno calcolato la tariffa di 230 euro, che pur provenendo dalla Fao non sono rappresentativi. Ma Marianne Fischer Boel, Commissario Ue all?Agricoltura, sostiene che «l?Europa si è impegnata a calcolare la tariffa d?importazione in modo neutrale e trasparente, con l?intenzione di mantenere intatto il regime di importazione senza però aumentare il livello di protezione offerto».


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