Economia

Un’iniezione di democrazia nella biorivoluzione

La sfida della cooperazione sociale? Rendere terreno di partecipazione economica i contesti di produzione di benessere. Una riflessione della presidente di federsolidarietà Vilma Mazzocco

di Redazione

ra i mutamenti epocali del terzo millennio un posto di rilievo spetta alla biorivoluzione. Siamo ormai alla mappatura del codice genetico, alla possibilità di usare le nuove conoscenze biomediche per combattere malattie e processi degenerativi un tempo considerati inevitabili. Non è una fantasia attendersi nei prossimi decenni durate di vita che superano il secolo. È un grande cambiamento a cui non pare ci si stia preparando. Cambiamenti che riguardano la percezione collettiva della salute, i sistemi stessi di tutela e promozione del benessere. Siamo abituati a sistemi pensionistici tarati su lunghezze di vita molto inferiori. Probabilmente, anzi sicuramente, bisognerà pensare a una nuova teoria dell?età avanzata, e ripensare quelle sull?adolescenza e sulla vita matura. Insomma, nulla sarà come prima e già oggi i mutamenti segnano differenze a volte profonde rispetto a un passato recente. Dobbiamo ricavarne una prima considerazione: le politiche per la salute e i servizi nell?area socio-sanitaria devono integrarsi sempre più con le pratiche e le culture di una nuova cittadinanza. Sarà cioè necessario fare in modo che il socio-sanitario sia sempre più terreno di partecipazione sociale. Perché, tra i vantaggi della biorivoluzione, emerge un problema. Si tratta della questione dell?accessibilità alle tecnologie che allungano e soprattutto migliorano la qualità della vita. E questo è e sarà un problema democratico oltre che sociale ed economico. Ma occorre riflettere anche su un altro mutamento che caratterizzerà i servizi per la salute sempre più nei prossimi anni. La sanità sarà, come lo è sempre stata, una dimensione soggettivamente professionale e tecnica, scientifica, ma oggettivamente sociale, culturale, politica. Ora, è noto che la cooperazione sociale storicamente si è radicata e caratterizzata come impresa economica sociale della partecipazione. Si è diffusa come organizzazione capace di usare i servizi a scopo strategico, ossia i servizi quale leva di promozione delle capacità individuali e sociali dei cittadini più svantaggiati. È noto che la cooperazione sociale è cresciuta in termini quantitativi e qualitativi, sul piano della diffusione territoriale e del radicamento nelle comunità locali. Questa crescita e questa diffusione è avvenuta nel contesto di servizi prevalentemente socio-assistenziali, educativi e socio-sanitari, e nelle attività diverse per l?inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Questo contesto, diciamo produttivo, va letto oggi come contesto di processo, nel senso che la cooperazione sociale ha utilizzato la gestione dei servizi per raggiungere finalità diverse di interesse generale. Interesse generale che non va ricercato appunto nella gestione, ma nei modi d?uso della gestione, vale a dire nella capacità di mutare in strategie e non in finalità i servizi. Questa possibilità è data, almeno fino ad oggi, esclusivamente a imprese che siano partecipate e partecipative, quindi cooperative, che siano appunto sociali, radicate sul territorio e pertanto specializzate nell?avvicinare le persone e le comunità alle opportunità. In altre parole la cooperazione sociale si è posta nel frattempo come organizzazione in grado di connettere i singoli individui e le comunità con i processi di creazione delle opportunità sociali, economiche. Esse sono in sostanza un grande sistema di occasioni sociali. Detto questo, quale legame possiamo ipotizzare oggi per domani, tra cooperazione sociale e processi di promozione della salute? Appare già oggi evidente che la cooperazione sociale servirà a rendere più democratici gli effetti della biorivoluzione, ma servirà ancora di più a rendere terreno di partecipazione economica e sociale i contesti di produzione di benessere. Questi contesti non sono limitati ai servizi sanitari tout court, anzi qui la cooperazione sociale dovrebbe preoccuparsi di quella dimensione oggettiva dei servizi sanitari. Il che richiede l?invenzione di nuovi servizi e di nuove modalità di promozione dei servizi medesimi. Piuttosto sarà necessario allargare l?intervento della cooperazione sociale a tutte le dimensioni, specie quelle oggettivamente sociali, che concorrono alla promozione complessiva della salute, ovvero della qualità generale della vita. L?ambiente, la cultura, l?istruzione, oltre che il socio-sanitario. In tutti questi settori esiste una questione di efficacia ed efficienza sociale che spesso non coincide con l?efficacia e l?efficienza mercantile. Sono settori che richiedono non di affrancarsi dalle dinamiche del libero mercato, ma di svilupparsi anche attraverso organizzazioni imprenditoriali sociali che agiscono con missioni sociali non di profitto. Questo perché vi è e vi sarà sempre più la necessità che la produzione di taluni beni e servizi avvenga in contesti ad alta intensità di partecipazione, impregnati di socialità, generatori di responsabilità e quindi di consapevolezze collettive. Insomma, per concludere e fare un solo esempio in linea con l?argomento di introduzione: la medicina potrà far vivere una persona attorno al secolo, ma questa cosa farà dal sessantesimo anno in poi? Sembra una domanda sciocca, ma non lo è per nulla. Un musicista o un poeta potrà continuare a lavorare oltre quell?età. Un ricco potrà divertirsi comunque riempiendosi la vita di stimoli. Ma la classe media non è fatta né di musicisti e poeti né di ricchi. La stessa identità dei beni comuni subirà mutamenti: come garantire l?accessibilità ai nuovi beni comuni al maggior numero di persone? Ne deriva, in conclusione, che accanto al lavoro sul decreto delegato per l?impresa sociale, occorre immediatamente intervenire sull?art. 1 della 381/91 in direzione di un ampliamento dei settori di attività caratteristici della cooperazione sociale. Ampliamento, tra l?altro, già in atto da tempo e per una sola ragione: le cooperative sociali sono laddove è necessario esserci. di Vilma Mazzocco


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