Famiglia

Un’impresa fondata sui desideri

Perché affiancare la formazione con attività produttive interne

di Redazione

Presentare il lavoro come “amico”, possibilità di esprimere se stessi e valorizzare i propri talenti. Così nasce un progetto che punta tutto sul buon cibo. A partire dal cioccolatoLa Piazza dei Mestieri si allarga. Dopo soli cinque anni di vita il successo dell’esperienza è tanto evidente che si accinge ad essere replicata a Catania, Milano e Napoli. Qui a Torino, invece, hanno appena acquistato l’edificio gemello dall’altro lato della strada: altri 4mila metri quadri in cui costruire un “polo delle eccellenze”, magari nel campo dell’arte. A inizio giugno L’Oréal ha scelto La Piazza come uno dei cento progetti sociali da sostenere per i suoi cento anni. E da poco è stato lanciato «Good Goods», un progetto patrocinato dalle Nazioni Unite per valorizzare il cibo come strumento di riscatto sociale, a cui La Piazza partecipa con birra e cioccolato. Mario Battuello, presidente della Cooperativa La Piazza, spiega il perché del successo di questo inedito mix di welfare e mercato.
Vita: La parole d’ordine del futuro è welfare dell’empowerment. Cosa cambia rispetto ai servizi di oggi?
Mario Battuello: Lavoriamo con i ragazzi: occorre non avere paura della loro libertà, investire su questo e scommettere sul desiderio di felicità che ognuno di loro ha nel cuore, sulla possibilità di accompagnarli nel recupero di una autostima e di un protagonismo nella costruzione del loro futuro. Ogni persona è unica, qualunque sia la situazione di partenza.
Vita: Nello specifico?
Battuello: Presentare il lavoro come “amico”, come possibilità di espressione di sé. E dare un luogo che non sia solo una scuola, ma punto di incontro e aggregazione a cui affezionarsi.
Vita: Perché la scelta di mischiare proposte e fruitori? Perché una piazza aperta al pubblico?
Battuello: Un tempo si parlava di prevenzione al disagio, oggi occorre porre in atto delle buone prassi che permettano ai giovani di valorizzare i propri talenti. Per raggiungere questo scopo occorre tenere presente tutta la realtà che circonda il giovane. Un luogo così è per sua natura aperto a tutti, non ci interessa costruire una “riserva indiana”.
Vita: È vero che oggi è più importante produrre relazioni che fornire servizi?
Battuello: Non si può dividere la realtà e le persone. I servizi sono relazioni e tendono a creare coesione sociale, non c’è un prima ed un dopo. C’è la persona, nel nostro caso il giovane, che va accompagnato a scoprire la realtà, a verificare la possibilità di realizzare i propri desideri: con La piazza interveniamo a questo livello.
Vita: Qual è il valore aggiunto di questo mix di servizi e attività imprenditoriali?
Battuello: La nostra scommessa è che la sussidiarietà è vincente. Un’impresa sociale come la nostra ha il suo valore nell’insieme dei fattori: la riuscita dei percorsi formativi, l’inserimento lavorativo dei giovani che finiscono i corsi, la commercializzazione di prodotti di qualità che sono scelti dai consumatori per le loro caratteristiche qualitative. Nel rapporto con le istituzioni la possibilità di dimostrare che l’impresa sta in piedi e raggiunge gli obiettivi traccia una strada che anche altri possono seguire.
Vita: Vi apprestate ad aprire altre sedi: un successo imprenditoriale o che altro?
Battuello: La realizzazione di un sogno della giovinezza e lo stupore di vedere come il frutto della attività è molto più grande delle nostre singole capacità.


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