Famiglia

Unicef: presentato rapporto sull’infanzia 2003

Nel mondo 211 milioni di minori lavorano. Dal 1990, oltre due milioni di bambini sono stati uccisi nelle guerre. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto annuale presentato oggi a Roma

di Redazione

Ogni anno 11 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono per malattie che possono essere facilmente curate con i vaccini. Nel mondo 211 milioni di minori lavorano. Dal 1990, oltre due milioni di bambini sono stati uccisi nelle guerre. Sono questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto annuale dell’Unicef sulla condizione dell’infanzia nel mondo, presentato oggi a Roma. Il Rapporto di quest’anno, in particolare, ruota intorno al tema della partecipazione diretta dei bambini e degli adolescenti alla costruzione di un mondo che tuteli pienamente i loro diritti, sanciti dalla Convenzione ONU del 1989 e dai suoi piu’ recenti Protocolli opzionali. Proprio per questo e’ stato preparato nel rispetto di uno dei principi dell’Unicef, e cioe’ conoscere la vita dei bambini dalla loro viva voce. Cosi’ nella sessione ”che cosa pensano i bambini”, sono riportate le richieste fatte e registrate attraverso sondaggi condotti in tutto il mondo in cui i bambini hanno detto che cosa pensano e che cosa sanno su cio’ che li riguarda. Il documento prende in esame le cause che impediscono a milioni di bambini di avere una vita ”normale” come quella di tanti altri loro coetanei e raccoglie i dati raccolti dall’Unicef sulla salute dei bambini, sulla istruzione ed educazione, sulle condizioni di vita, sulla protezione loro dedicata e sulle aspettative di vita. Questi alcuni dei dati contenuti nel rapporto e divisi per temi. Identita’. Ai bambini non registrati alla nascita viene negata un’identita’, un nome e una nazionalita’: nel 2000, oltre 50 milioni di neonati non sono stati registrati, cioe’ il 41 per cento delle nascite nel mondo. Tra le aree con meno registrazioni l’Unicef segnala: l’Africa subsahariana, dove il 71 per cento dei bambini non viene registrato, seguito dall’Asia meridionale con il 56 per cento. Poverta’. E’ la principale causa dei 150 milioni di bambini sottopeso nei paesi in via di sviluppo, che aumenta il rischio di morte e compromette lo sviluppo fisico e mentale. Guerre. Dal 1990, oltre 2 milioni di bambini sono stati uccisi e 6 milioni sono stati gravemente feriti nelle guerre. Si stima che 300mila minori, di cui 120mila solo in Africa, siano stati arruolati con la forza in corpi militari, per diventare soldati, facchini, messaggeri, cuochi e schiavi sessuali. Vaccinazioni. 11 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno a causa di malattie che possono essere facilmente prevenute con i vaccini. Aids. Circa 6000 giovani al giorno contraggono il virus dell’Hiv/Aids. Quattordici milioni di bambini sotto i 15 anni hanno perduto uno o entrambi i genitori a causa dell’Aids. La preoccupazione e’ particolarmente forte per i 10 Paesi dell’Africa subsahariana in cui oltre il 15 per cento dei bambini con meno di 15 anni sono orfani. In alcuni Paesi, oltre il 50 per cento degli orfani tra zero e 14 anni hanno perso uno o entrambi i genitori a causa dell’aids: tra questi figurano lo Zimbabwe, con il 77 per cento di orfani a causa dell’Aids, il 71 per cento nel Botswana, e il 65 per cento nello Zambia. Lavoro minorile e sfruttamento. Sono 211 i milioni di minori che lavorano; 180 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni sono coinvolti nelle peggiori forme di lavoro minorile, un bambino su otto nel mondo. Tratta dei minori. E’ un businesse da un miliardo di dollari l’anno e si stima che ogni anno coinvolga 1 milione e 200mila bambini e adolescenti. Nell’Africa subsahariana sta raggiungendo proporzioni preoccupanti il traffico dei minori destinati a essere sfruttati in lavori agricoli e domestici. La tratta delle bambine avviate alla prostituzione nel sudest asiatico e’ un problema di enormi dimensioni: il traffico e’ spesso gestito da autorita’ di polizia, parenti e tutori e tutti si dividono i profitti. L’Unicef avverte inoltre che si e’ registrato un notevole incremento del numero di ragazzine provenienti dalla Moldavia, dalla Romania e dall’Ucraina trasferite clandestinamente in Europa occidentale da bande criminali con base in Albania, in Bosnia Erzegovina, in Kosovo e in ex Jugoslavia.


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