Famiglia

Unicef: investire nell’infanza per un futuro sostenibile

Il messaggio di Khaled Mansour, direttore della comunicazione di Unicef, alla Conferenza delle Nazioni Unite

di Redazione

Per un futuro veramente sostenibile non bisogna dimenticare i bambini. Un domani sostenibile, infatti, richiede che i più piccoli abbiano l’opportunità di crescere sani, istruiti e protetti dalla violenza e dalle privazioni. E non solo, sottolinea in una nota Unicef, che ribadisce come sia necessiario che i bambini abbiano accesso ai prodotti e ai servizi chiave forniti dall’ecosistema quali: acqua potabile, aria pulita e cibo.

Eppure ancora oggi 180 milioni di bambini sotto i 5 anni di età sono irreversibilmente affetti da malnutrizione cronica; 783 milioni di persone non hanno ancora accesso a fonti migliorate di acqua potabile e 2,5 miliardi non hanno accesso a servizi sanitari di base. I disastri e i conflitti mettono seriamente a repentaglio il benessere dei bambini, la crescita e lo sviluppo: circa 375 milioni di persone all’anno sono a rischio solo per le conseguenze dei disastri climatici e 2 bambini su 3 che muoiono prima dei cinque anni, vivono in paesi affetti da conflitti e fragilità

In occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile Rio+20 Khaled Mansour, direttore della Comunicazione dell’Unicef, ha diffuso un suo messaggio:
«Con più di 7 miliardi di abitanti del pianeta, la comunità internazionale dovrebbe chiedere al vertice di Rio de Janeiro cosa significhi sviluppo sostenibile per 2,2 miliardi di bambini nel mondo.
Dopo tutto, il futuro che vogliamo e che stiamo costruendo lo dovranno vivere loro, e i loro figli. E dovrebbe essere un futuro più giusto.
Lo sviluppo sostenibile ha a che fare col fatto di comprendere, riconoscere e intervenire attivamente sulle interrelazioni esistenti tra economia, società e ambiente naturale».

Mansour ha poi sottolineato come gli attuali progressi non siano accompagnati dall’equità «I progressi negli ultimi decenni sono stati senza precedenti nel ridurre la mortalità infantile e la povertà, nel portare più bambini a scuola, nel migliorare l’accesso all’acqua potabile. Eppure questi progressi non sono ancora stati tradotti in vero sviluppo sostenibile.
Per esempio, un recente studio dell’Unicef ha mostrato come le disparità tra il 20% più ricco e il 20% più povero della popolazione, in 18 dei 26 Paesi esaminati, non siano diminuite nonostante una significativa diminuzione nei tassi di mortalità infantile. Queste medie nascondono evidentemente una storia di diseguaglianze».

Il portavoce dell’organizzazione ricorda ancora che «Non è sufficiente affermare semplicemente che i bambini devono essere il cuore di ciò che lo sviluppo sostenibile produce. La sfida davvero ambiziosa che d’ora in avanti attende i leader del pianeta è fare in modo che i benefici dello sviluppo siano estesi a tutte le famiglie. Forti disparità permangono o aumentano, ponendo in seria difficoltà le comunità più povere in molti Paesi».

Non manca inoltre nel messaggio un riferimento alla crisi economica globale e al fatto che il panorama dello sviluppo stia cambiando, non solo a causa di essa. «I cambiamenti erano evidenti – ricorda – al Forum sull’efficacia degli aiuti dello scorso anno a Busan (Corea del Sud) e sono ancora più evidenti alla vigilia della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro».

Per quanto riguarda un’agenda per un futuro sostenibile ha proseguito: «Parlando di questo nuovo scenario, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha lanciato un appello affinché siano stabiliti obiettivi di sviluppo sostenibile basati sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Osm) e che “pongano le fondamenta per una crescita economica dinamica, per il rispetto del pianeta e per l’equità sociale”.
La discussione a Rio sull’Agenda successiva agli Osm (2015 in poi) ha le potenzialità per contribuire a cambiare il modo in cui la comunità internazionale pensa allo sviluppo e alla crescita. Il bisogno di questo mutamento è evidente nell’intersecarsi tra crisi alimentari, economiche e finanziarie e i disastri naturali degli ultimi anni, che insieme hanno contribuito all’instabilità e all’insicurezza generale».

Citando poi una recente “Staff Discussion Note” del Fondo Monetario Internazionale che dimostra come quando le società divengono più eque, la crescita economica si rivela più sostenibile nel tempo Khaled Mansour ricorda: «Il documento rileva come una riduzione del 10% nella disuguaglianza prolunga la durata della crescita economica di ben il 50% rispetto alle previsioni.
Il Brasile e l’Indonesia ne sono un esempio. Questi Paesi sono stati infatti in grado di reggere la recessione globale in corso meglio degli altri. Anche la migliorata capacità del Bangladesh di far fronte ai disastri naturali è stata attribuita in parte alla diversificazione della sua economia, ai suoi programmi per la riduzione della povertà e ai suoi sforzi nel sostenere le comunità più remote e svantaggiate  nelle aree soggette a catastrofi».

Insomma per Unicef l’infanzia è un ottimo ambito sul quale investire e i benefici derivanti da questi investimento sono palesi, come ricorda il direttore della comunicazione Unicef: «Un anno in più di scuola per le bambine può incrementare i loro futuri salari in una misura che oscilla tra il 10 e il 20%. Salari, questi, che in quanto donne, più degli uomini esse reinvestiranno nelle famiglie, dando inizio a un nuovo ciclo di opportunità e prosperità.
La Banca Mondiale stima che investire nella nutrizione possa incrementare il prodotto interno lordo di un Paese di almeno il 2 o 3%. Considerato l’impatto che la nutrizione ha su salute, benessere e sviluppo, l’Unicef sta raddoppiando i suoi sforzi, a livello globale e nei singoli Paesi, per ridurre la denutrizione e la malnutrizione cronica».

Ha poi concluso: «Il principio-guida dei diritti dell’infanzia può essere tradotto in pratica attraverso un approccio socialmente equo allo sviluppo sostenibile. In altre parole, se vogliamo che lo sviluppo sia davvero sostenibile e porti benefici alle prossime generazioni – i bambini di oggi -, esso deve essere uno sviluppo equo».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA