Famiglia

Unicef: in aumento stupri durante guerre

l'organizzazione denuncia: stupro usato come tattica di guerra per umiliare il nemico e destabilizzare le comunita'

di Gabriella Meroni

L’uso sistematico dello stupro come arma di guerra e’ una violazione dei diritti umani che e’ sempre esistita, ma negli ultimi conflitti e’ aumentata: lo sostiene l’ Unicef, in occasione della Giornata internazionale per la prevenzione della violenza contro le donne. ”Gli abusi sessuali durante i conflitti armati non sono una novita’, sono sempre esistiti – ha dichiarato oggi il direttore generale dell’ Unicef, Carol Bellamy – coloro che perpetrano questo tipo di violenza durante le guerre violano il diritto internazionale. Gli Stati devono ritenerli responsabili e devono provvedere al sostegno per le vittime che chiedono giustizia”. ”In contesti di guerra le donne sono sempre state trattate con crudelta’ – ha sottolineato Bellamy – ma negli ultimi decenni la natura dei conflitti e’ mutata, coinvolgendo le donne e i bambini in modo piu’ diretto”. Amnesty Italia ricorda che 14 anni dopo la fine della guerra fredda, dal 1990 al 2003, ci sono stati 59 grandi conflitti in 48 paesi, e che solo 4 di questi erano conflitti tra nazioni. ”Cio’ significa che oggi le guerre si combattono non piu’ sui campi di battaglia, ma nei luoghi dove le persone vivono – ha evidenziato Bellamy – e accade cosi’ che i civili diventano piu’ facilmente bersagli diretti o indiretti della violenza”. Secondo il direttore generale dell’organizzazione, il fenomeno peggiore verificatosi negli ultimi vent’anni e’ lo stupro come tattica di guerra per umiliare il nemico e destabilizzare le comunita’. ”Nei conflitti – ha spiegato – bambine e donne vengono regolarmente stuprate, mutilate, indotte alla prostituzione e ridotte a schiave sessuali. Gli stupri e tutte le altre forme di violenza sessuale devono essere perseguiti. Lo stesso vale per coloro che autorizzano questi attacchi”. Bellamy ha poi precisato che per fermare questi abusi sono necessari sia interventi locali sia internazionali, quali ad esempio: sistemi di monitoraggio per documentare, investigare e perseguire gli stupri e gli altri abusi sessuali; maggiori risorse a sostegno delle vittime degli abusi, per permettere loro di ricostruirsi una vita e maggiori misure di sicurezza nei campi profughi e per gli sfollati; maggiore coinvolgimento delle donne nella definizione delle misure di sicurezza, sia nei campi profughi che per sfollati, in tutte le fasi delle operazioni post-belliche; misure di protezione per le donne, i rifugiati e gli sfollati durante tutte le fasi di post-conflitto e formazione per gli operatori di pace da impiegare nella prevenzione degli abusi sessuali.


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