Formazione

Unicef: brutale aumento del traffico di esseri umani

I Balcani snodo cruciale dei trafficanti

di Paul Ricard

“I trafficanti di esseri umani sono aumentati brutalmente, facendo bottino di bambini via internet, nelle scuole e nei gruppi di giovani”. Lo hanno riferito funzionari delle Nazioni Unite, presentando ieri il rapporto annuale sul traffico di essere umani nel Sud-Est europeo. “E’ una rete criminale estremamente sofisticata, più si agisce velocemente e più velocemente cambiano le loro mosse”, ha spiegato Mary E.Black, coordinatrice Unicef per la lotta contro i traffico di essere umani, tra coloro che hanno presentato la relazione a Belgrado. “E’ solo la punta dell’Iceberg – ha aggiunto Black – sono molti astuti nel trovare scappatoie quando catturano le loro vittime”. Si tratta della terza relazione realizzata dall’Onu assieme all’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) in otto paesi del Sud-Est europeo: Albania, Bulgaria, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Serbia-Montenegro, Macedonia, Moldavia, Romania e la provincia serba amministrata dalle Nazioni Unite, il Kosovo. Mentre le precedenti relazioni erano incentrate sulla richiesta di aiuto alle vittime e la creazione di strutture governative per perseguire i criminali, ieri si è richiesta una “maggiore prevenzione come chiave per combattere il problema”. Si è inoltre sottolineato che la natura del contrabbando di esseri umani è cambiata: sono aumentate le donne e le bambine vendute all’interno dei loro paesi e gli uomini comprati come braccia lavorative. “L’Onu stima che le vittime del traffico mondiale siano circa 700.000 ogni anno, mentre sono difficili da calcolare cifre precise nei Balcani”, ha dichiarato la coordinatrice Unicef. Il traffico, inoltre, è divenuto meno visibile, e le vittime spesso sono restie a ricevere gli aiuti per paura di essere rapite o stigmatizzate, si legge nel rapporto. Sono poche le donne che, una volta cadute nella rete dei trafficanti, fanno ritorno nei loro paesi di origine o accettano l’assistenza nei Balcani. Chi fa ritorno deve comunque affrontare le difficoltà di sempre: povertà, discriminazione, mancanza di istruzione, disoccupazione e violenza verso le donne. “Non è stato finora stilato un programma che estirpi alla radice le cause scatenanti del problema – ha specificato Douglas Wake (Osce), aggiungendo – la prevenzione è un’attività molto costosa che non porta risultati immediati. Perseguire i criminali significa dare una risposta ad un crimine già commesso, ma non combattere il problema alla radice”.


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