Famiglia

Unicef alla Fao: non serve solo cibo

Secondo l'Unicef il solo cibo non è sufficiente a rimediare ai danni delle carenze alimentari. Utili anche i complessi vitaminici e minerali

di Barbara Fabiani

Kul C. Gautam, vice direttore esecutivo dell’Unicef, intervenendo questa mattina al Vertice Fao sull’alimentazione ha detto che la malnutrizione infantile può essere combattuta solo attraverso misure che rafforzino la sicurezza alimentare a partire dal nucleo familiare, migliorando le condizioni sanitarie di base e assicurando l’accesso all’acqua potabile.

“Il mondo già oggi produce cibo sufficiente per ogni uomo, donna e bambino sulla terra. La fame e la malnutrizione dunque non sono il risultato della scarsezza di cibo ma la conseguenza della povertà, dell’ineguaglianza e una errata concezione delle priorità da seguire” ha detto Gautam.

Secondo l’Unicef significativi risultati si possono ottenere introducendo nelle condutture dell’acqua micronutrienti come iodio, vitamina A e ferro; elementi indispensabili per un adeguato sviluppo cognitivo. Nei decenni passati la distribuzione di sale iodato ha ridotto le patologie conseguenti alla deficienza di iodio nell’alimentazione, così come anche la distribuzione di vitamina A e di ferro per ridurre l’anemia nei bambini e nelle donne in gravidanza.

Gautam ha inoltre sottolineato i buoni risultati dei programmi Unicef indirizzati a sostenere l’allattamento al seno, investendo nell’educazione di ragazze e donne , rafforzando il loro ruolo nella famiglia in quanto quelle che più spesso si occupano di procurare il cibo.
Ma va fatto di più per aiutare quelle comunità devastate dall’epidemia di Hiv , specialmente nell’africa Sub-sahariana , dove fame e malnutrizione colpiscono tre volte più gravemente che in latri paesi del mondo, e dove l’epidemia di Hiv indebolisce ulteriormente la forza lavoro.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.