Formazione

Unhcr: equilibrio tra sicurezza e protezione rifugiati

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha oggi esortato i Governi a valutare nuove forme di salvaguardia del diritto di asilo

di Redazione

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha oggi esortato i Governi a valutare nuove forme di salvaguardia del diritto di asilo, affinché – a seguito dell’attacco terroristico agli Stati Uniti dell’11 settembre – si realizzi un più attento bilanciamento tra le sopraggiunte esigenze di sicurezza e i vigenti princìpi di protezione internazionale dei rifugiati.

In una dichiarazione al Comitato Esecutivo (EXCOM) dell’UNHCR, Erika Feller, Direttore della protezione internazionale dell’Agenzia, ha evidenziato che la Convenzione di Ginevra del 1951 relativa allo status dei rifugiati già esclude quelle persone che costituiscono un pericolo per la sicurezza nazionale o che sono accusati di crimini particolarmente gravi.

“La Convenzione, se applicata propriamente, non concede rifugio ai criminali” ha affermato la Feller al meeting annuale dell’EXCOM, organo costituito da rappresentanti di 57 paesi. “Nonostante ciò, l’UNHCR è consapevole che alcuni Stati stiano attualmente valutando ulteriori misure di sicurezza che potrebbero essere inserite nella procedura per determinare lo status di rifugiato, in modo da rafforzare le garanzie fornite dalle clausole di esclusione” già contenute nella Convenzione.

Erika Feller ha aggiunto che l’UNHCR considera “ragionevole” questo processo e che lo stesso Dipartimento della protezione internazionale, di cui è a capo, esaminerà “le best practices degli Stati in questo ambito”.

La Feller ha inoltre affermato che l’UNHCR approva chiaramente l’impegno multilaterale per combattere e sradicare il terrorismo internazionale. Allo stesso tempo, si registra purtoppo una crescente tendenza verso la “criminalizzazione di richiedenti asilo e rifugiati”. Se è vero che possono esservi persone, appartenenti ad entrambe queste categorie che abbiano a che fare con gravi crimini, “ciò non significa che la maggioranza debba essere danneggiata per questo”.

“I richiedenti asilo incontrano in alcuni stati sempre maggiori difficoltà, sia nell’accedere alle procedure, sia nel superare i pregiudizi sulla validità della loro domanda derivanti dalla loro nazionalità o dal modo in cui arrivano nei paesi d’asilo” ha aggiunto. “Il fatto che spesso essi arrivino irregolarmente non vizia le basi della loro domanda. Il fatto che essi appartengano allo stesso gruppo etnico o pratichino la stessa religione di chi ha commesso gravi crimini non implica che debbano essere esclusi dalla protezione internazionale”.

Secondo la Feller “in questo delicato momento” è necessaria una guida decisa per sdrammatizzare e depoliticizzare la questione della protezione dei rifugiati – tema di carattere strettamente umanitario – e per promuovere una migliore comprensione del problema dei rifugiati e del loro diritto di chiedere asilo.

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