Mondo

Ungheria: per Amnesty International a rischio la società civile

Dopo il rapporto dello Human Rights Watch, anche Amnesty International denuncia le minacce alla democrazia in Ungheria. Orsolya Jeney, direttrice di Amnesty International Ungheria, spiega perché

di Ottavia Spaggiari

Il rapporto di Amnesty International sull'Ungheria evidenzia le minacce alle minoranze e alla società civile, abbiamo incontrato Orsolya Jeney, direttrice della sede ungherese dell'organizzazione, per capire quali sono i rischi concreti alla democrazia.

Com’è la situazione in Ungheria?

Il quadro è complesso, da diversi punti di vista, tra cui anche quello politico. Nelle elezioni dello scorso aprile, il partito Fidesz ha ottenuto la maggioranza parlamentare con il 45% dei voti.  L’OSCE ha criticato il governo per aver riformato la legge elettorale, insieme anche a quella costituzionale, utilizzando procedure che hanno evitato la consultazione pubblica e il dibattito richiesti da questo tipo di riforme.

In che modo i diritti umani sono messi a rischio?

I gruppi più colpiti sono i rom, i rifugiati e le organizzazioni della società civile. In Settembre le Nazioni Unite hanno denunciato che, ancora oggi, ai rom vengono negati i servizi sanitari da parte del personale medico, inclusa anche l’assistenza di primo soccorso. Nella cittadina di Miskolc, poi, l’amministrazione locale ha minacciato lo sgombero di un campo rom, di circa 450 persone. I rom, però non sono le uniche vittime. Anche il trattamento dei rifugiati e dei richiedenti asilo, non rispetta gli standard internazionali, l’ONU ha anche criticato l’Ungheria per trattenere i minori non accompagnati in custodia cautelare. A rischio anche la libertà religiosa, nel 2011 il governo ha adottato una legge che richiede a tutti gli enti religiosi di ri-registrarsi, ma i requisiti per poterlo fare sono di essere stati fondati da almeno vent’anni e di avere almeno un migliaio di membri.

Quali sono invece le minacce alla società civile?

Il vero pericolo è la stigmatizzazione delle organizzazioni non-profit. Il governo ha adottato un approccio sempre più ostile, arrivando ad accusare di alcune organizzazioni impegnate per la promozione della partecipazione civica e della democrazia attiva, di portare avanti attività politiche sovversive. Sono state avviate delle indagini illegittime su queste organizzazioni ed è stata lanciata una vera e propria campagna dagli organi di stampa controllati dal governo, per fare a pezzi la reputazione di queste ONG. Ciò che è a rischio adesso è la libertà di associazionismo.

Voi siete Amnesty International e, ovviamente avete una percezione lucida di ciò che sta accadendo, ma la popolazione si rende conto dei rischi alla democrazia?

Non abbiamo dati precisi. Il rischio di un crollo della reputazione per le organizzazioni della società civile però è concreto. Secondo il verdetto del tribunale di prima istanza, la reputazione dell’Hungarian Helsinki Committee, una delle ONG coinvolte, è stata danneggiata fortemente dal portavoce del partito Fidesz, quando ha dichiarato che “l’organizzazione era pagata dagli americani per attaccare il governo ungherese”.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.