Sostenibilità

Ungheria, Davide contro Golia per salvare la palude

di Redazione

Zoltan Feher è un’attivista ungherese di 23 anni che sta lottando in una battaglia che potrebbe marcare una svolta nella storia del suo Paese.
Per capire l’impatto, bisogna capire la storia. La palude di Dunakeszi, nei dintorni di Budapest, rappresenta da sempre un luogo particolare per l’Ungheria. I stagni e le zanzare avevano fino a poco tempo fa impedito l’invasione dell’uomo, e la natura s’era potuta sviluppare intatta facendo dell’area un luogo noto per la sua torba, le sue tartarughe e per la sua vasta vita naturale. Ma più che un fenomeno in termini di habitat, Dunakeszi è anche da sempre un punto simbolico dove le montagne incontrano la grande pianura.
Di recente però questa vita preziosa è stata messa in pericolo. Il primo passo nel 1998, quando venne costruita un’autostrada senza consultazione. Ciò accade nonostante una legge parlamentare del 1995 che vieta la costruzione sulle paludi. La seconda volta nel 2009, l’aggressore prende la forma di Auchan, la multinazionale francese, che annuncia la costruzione di un suo centro commerciale di 46mila metri quadrati. Choc per la popolazione locale: il parcheggio distruggerà la quasi totalità della palude che pensavano protetta. Il governo nomina un’autorità che delibera che il luogo è secco, privo di valore di conservazione dando così il via ufficiale all’operazione. Si mobilitano un docente universitario di biologia, un architetto e un pescatore. Mese dopo mese, una coalizione di ong nazionali e locali acquisisce sempre più risonanza. Oggi, dopo una petizione depositata al ministero dell’Ambiente, un appello lanciato e ascoltato dall’Ombudsman per le generazioni future, che ha ripristinato lo status di palude della zona, e una causa in tribunale, pensano di essere vicino alla vittoria.
Feher, che fa parte “Live Chain For Hungary”, una delle associazioni ambientaliste nazionali, dice che una vittoria avrebbe un impatto ben più grande che quello semplice di impedire la costruzione di Auchan. «Manderebbe un messaggio alle autorità sulla forza dei movimenti. Non possono pensare di poter ignorare le leggi senza avere a che fare con i cittadini».www.vitaeurope.org

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