Non profit

Un’altra superfunivia per gli sci? Anche no

Ripartire dalle Cime Bianche: in Valle d'Aosta ambientalisti e amanti della montagna si mobilitano per salvare l'ultima valle libera da impianti di risalita, ad Ayas. Il Consiglio regionale però è determinato: vuole portare avanti il progetto di collegamento a fune tra il Monte Rosa e Zermatt e creare il più grande carosello sciistico d'Europa. In gioco ci sono due opposte idee di sviluppo delle alte quote

di Elisa Cozzarini

«Quando corro nel Vallone delle Cime Bianche sento pace e tranquillità, mi carico dell'energia di un luogo speciale, che frequento da quando ero piccolo», dice Paolo Garindo, mountain runner per passione. Sabato 1° luglio è partito da Alagna per arrivare al Colle Superiore delle Cime Bianche, facendo tappa a Fiéry, in Val d'Ayas, e testimoniare il suo impegno in difesa di una delle ultime valli naturali, ancora libere da impianti di risalita, della Valle d'Aosta. «Per tutto il tragitto si è completamente immersi nei suoni della natura e nei suoi ventosi silenzi, cosa che non avviene nelle altre valli coinvolte, dove il sibilo della funivia la fa da padrone», scrive sul suo blog.

L'impresa di Garindo ha dato il via alle iniziative estive organizzate anche quest'anno dal Club Alpino Italiano-Cai e dall'associazione Ripartire dalle Cime Bianche, per far conoscere il valore paesaggistico, geologico, naturalistico e storico-culturale del Vallone, un'area protetta da tutelare.
Gli ambientalisti si oppongono da anni all'ipotesi di un nuovo collegamento a fune che, passando proprio per le Cime Bianche, dovrebbe unire il comprensorio sciistico del Cervino Sky con quello del Monte Rosa – Zermatt, creando il più grande carosello sciistico d'Europa, con 432 km di piste e costi stimati tra 115 e 120 milioni di euro. «Per l'80% dovrebbero essere coperti con risorse pubbliche, della Regione Valle d'Aosta», precisa Marcello Dondeynaz, referente di Ripartire dalle Cime Bianche e della Commissione interregionale Tutela Ambiente Montano del Cai Liguria, Piemonte e Valle d'Aosta. «In questo momento stiamo esaminando lo studio di fattibilità, costato oltre 400mila euro, molto corposo ma con diversi punti deboli. A settembre presenteremo pubblicamente le nostre osservazioni. Pensiamo di avere buone carte da giocare sul piano normativo-legale, a partire dal divieto di realizzare impianti di risalita nelle aree della rete europea Natura 2000».



Cime Bianche

Tutto il Vallone è inserito nel sito "Ambienti glaciali del gruppo del Monte Rosa" e rappresenta l’ultimo spazio integro del versante sud del massiccio del Monte Rosa, toccato solo marginalmente dall’intervento dell’uomo. Esteso per dieci chilometri nel comune di Ayas, è attraversato dal torrente Cortod ed è delimitato dalle tre vette da cui deriva il toponimo di Cime Bianche: la Pointe Sud, il Bec Carré e la Gran Sometta.

Un anno fa, gli attivisti hanno raccolto 2.300 firme per la petizione "Salviamo il Vallone delle Cime Bianche", chiedendo di accantonare il progetto e istituire un parco naturale. Il Consiglio regionale ne ha discusso lo scorso marzo e ha deciso di andare avanti con l'ipotesi del collegamento sciistico, che considera una grande operazione di promozione turistica per la Valle d'Aosta. Sul lato svizzero, la direzione è la stessa: proprio a fine giugno è stata inaugurata la nuova funivia che chiude il percorso tra Cervinia e Zermatt. Il costo del biglietto è di 156 euro (gratis per i bambini fino ai 9 anni e 78 euro fino ai 16 anni). L'andata e ritorno costa 240 euro. L'obiettivo è attirare specialmente i turisti asiatici.

«Sul nuovo impianto, la popolazione di Ayas è divisa. Ci sono ormai diversi operatori che si sono schierati dalla nostra parte. Infatti sono sempre più i turisti che, specialmente d'estate, cercano luoghi non antropizzati, liberi da impianti, dove poter godere degli ambienti naturali in tranquillità», continua Dondeynaz. «Ma anche pensando allo sci da discesa, secondo noi non sono state valutate le esigenze di ammodernamento degli impianti esistenti, per migliorare l'offerta, non sempre adeguata agli ultimi standard».

Per tutta l'estate i volontari di Ripartire dalle Cime Bianche sono impegnati a raccogliere informazioni sulla fruizione turistica del luogo: con base a Saint Jacques, in Val d'Ayas, sottopongono un questionario agli escursionisti di passaggio, per capire, tra l'altro, quali motivazioni li spingono a frequentare il luogo e se sono al corrente del «proposito di realizzare una linea funiviaria che attraverserebbe interamente il Vallone con tralicci alti 50/60 metri», per un «impianto di solo trasferimento perché nel Vallone non si possono realizzare piste da sci». È la morfologia dell'area a impedirlo.

L'associazione lavora anche per far conoscere le caratteristiche molto speciali del luogo: quest'estate sono in programma due escursioni guidate aperte a tutti.
Il 15 luglio ci sarà un percorso ad anello per scoprire gli aspetti geologici: già negli anni Novanta il geologo Giorgio Vittorio Dal Piaz proponeva la costituzione di un “Parco dell’Oceano Perduto”, per le testimonianze uniche all’origine di questa parte delle Alpi, un tempo ricoperta dal mare.
Il 19 agosto l'associazione propone una passeggiata alla scoperta del ruolo centrale del Vallone come via di transito per i commerci medievali, lungo la valle dei mercanti (Kraemerthal), tra il Vallese, la Valle d’Aosta e la pianura lombarda, con la colonizzazione delle popolazioni Walser. Altra specificità è la presenza di siti per l'estrazione e la lavorazione della pietra ollare in alta quota, tra 2.400 e 2.600 metri, fin dall'epoca romana, con culmine nel VI e VII secolo: un patrimonio senza eguali per gli ambientalisti, che andrebbe valorizzato. «È singolare che le straordinarie ricchezze presenti nel Vallone delle Cime Bianche non siano state finora oggetto di studio e di valorizzazione (antropologica, culturale, scientifica, turistica) né da parte degli enti locali né da parte della Regione Valle d’Aosta. Una risorsa misconosciuta, accantonata con il sopravvento del miraggio dell’arricchimento facile, fuori dal tempo», conclude Dondeynaz.

In apertura gruppo Tutela Ambiente Montano del Cai a Cime Bianche

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