Non profit

Un’Africa sostenibile: Airone parla dei progetti ambientali del Cesvi in Mozambico

Articolo tratto da "Airone", dicembre 2002, a cura di Elisabetta Planca

di CESVI

E’ difficile credere che un Paese povero dell’Africa australe annoveri, tra le minacce ai suoi ecosistemi, non tanto la pressione di una popolazione senza risorse ma le devastazioni dei turisti della domenica. Capita, invece, in Mozambico, così ricco di natura che basta andare a 40 km dalla capitale Maputo per trovarsi in un paesaggio di mangrovie, dune costiere, isole e lagune dove vivono dugonghi e delfini e nidificano 3 delle 5 specie di tartarughe marine dell’Oceano Indiano. E’ l’area di Macaneta, con la foce del rio Incomati: una costa vergine in cui la presenza umana è sempre limitata ai villaggi di agricoltori e pescatori.
Negli ultimi anni, alla popolazione locale si sono aggiunti i rifugiati in fuga dai conflitti che hanno devastato l’interno del Paese, e la loro fame di legna da ardere ha dato un duro colpo ai mangrovieti che, con i cordoni dunali, erano l’unica protezione da erosione e uragani. Ma il disturbo peggiore sono i fuoristrada e le barche dei gitanti della capitale e del vicino Sudafrica, che nel weekend calano a frotte su queste spiagge: la legge proibisce l’accesso ai motoveicoli, ma poiché nessuno controlla, i gipponi scorazzano a piacere su e giù per le dune, distruggendo i nidi delle tartarughe.
E pensare che Macaneta – come buona parte delle coste mozambicane – è una zona di straordinaria bellezza paesistica, dove le grandi infrastrutture non sono ancora arrivate e dove il turismo sostenibile può rappresentare la molla di uno sviluppo economico non pregiudizievole per l’ambiente. E’ questo il succo del progetto avviato dalla Ong italiana Cesvi: tre anni di lavoro con un partner locale di tutto rispetto – il braccio mozambicano dell’Endagered Wildlife Trust – per formare un corpo di guardie naturalistiche (le prime 6 entreranno in attività a fine 2003) e realizzare barriere dissuasive contro il turismo selvaggio. Altri interventi riguarderanno il ripristino degli arbusteti dunali e delle mangrovie.
Ma il lavoro principale sarà comunicare alla popolazione quale ricchezza economica rappresenti l’ambiente di Macaneta fintanto che è mantenuto integro, e come la si possa spendere al meglio sul fiorente mercato del turismo sostenibile.

A GRANDE RICHIESTA, IL PARCO
Un’area protetta non imposta dall’alto ma richiesta dal basso, dalla popolazione stessa: per l’Italia di oggi sarebbe fantascienza, in Mozambico è diventata realtà in settembre, con la nascita del Parco Nazionale di Quirimbas. In tutto 7.500 chilometri quadrati di arcipelago tropicale, un tesoro di biodiversità che in tempi recenti ha accusato i contraccolpi dell’attività incontrollata dei pescherecci “nomadi” della vicina Tanzania. Sono stati proprio gli isolani di Quirimbas, che pescano invece con metodi tradizionali, a chiedere al governo un parco che tutelasse dal saccheggio gli ambienti e le specie su cui si fonda il loro stile di vita. Qui Cesvi conduce, in partenariato con Wwf, un progetto di assistenza ai pescatori per facilitarne l’integrazione con le regole e le opportunità della nuova area protetta.

Per contribuire: c/c postale 324244 intestato a Cesvi (causale: progetti ambientali in Mozambico), oppure con carta di credito al numero 848-867.867.
Per donazioni online: www.cesvi.org/donazionionline

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