Volontariato

Una vittoria che non volevo. Ma che servir

Si era augurato un ritorno rapido degli azzurri, Marco Vitale, per evitare che l’effetto “volemose bene” facesse dimenticare le esigenze di pulizia. Ma ora... di Giuseppe Frangi

di Redazione

Si era augurato che la nazionale tornasse presto dalla Germania, perché l?euforia non cancellasse la necessità di far ripartire il nostro calcio da zero. Oggi Marco Vitale, economista, tra i più assidui e severi osservatori del business del pallone, ci ha ripensato. La vittoria è bella. E gli azzurri l?hanno portata a casa come rivincita contro chi ha distrutto il sistema che regola il gioco più bello del mondo. Vita: Una vittoria come questa può agevolare il rinnovamento del nostro calcio? Marco Vitale: Il mio auspicio di un rapido ritorno degli azzurri era non solo dettato dall?amarezza per quello che finalmente (ancora una volta, grazie magistratura!) si scoperchiava della cupola che da anni manipolava il calcio, ma dal timore che un successo (non osavo pensare alla vittoria) potesse dare nuovo fiato e nuovo vigore ai signori del calcio, ai tanti che, per denaro, hanno cercato di ucciderlo, a quelli che vogliono che tutto cambi perché nulla cambi. Poi naturalmente ho gioito come tutti per la vittoria degli azzurri. Ne ho gioito in un ambiente particolare, una piccola isola siciliana. Tutti, esattamente tutti, hanno seguito la partita. Quando dico tutti parlo di anziane vedove attaccate al loro televisore; parlo di turisti (tra i quali qualche amareggiato francese) ma anche di pescatori pensionati, del farmacista, del medico di turno, degli equipaggi sbarcati dai pescherecci fermi per il plenilunio, dei ragazzi e ragazze e dei bambini e bambine, del piccolo nucleo locale della Guardia di finanza e della Capitaneria, dell?unico vigile, di un ex ministro, del parroco. La maggior parte ha seguito la partita da un grande schermo installato nella piazzetta e alla fine un urlo liberatorio ha accomunato tutti e mentre lo schermo trasmetteva i fuochi artificiali e i giovanissimi intonavano Fratelli d?Italia, il parroco sgaiattolava via a suonare le campane. Tutto questo mi ha fatto riflettere sul fatto che questa vittoria, se porta sempre con sé il rischio dell?insabbiamento, dell?amnistia, del volemose bene, porta anche una spinta positiva, può giovare al rinnovamento del calcio. È stata una bella impresa sportiva ed insieme una festa popolare che dovrebbe far capire a tutti: che il calcio è una cosa grandissima, per certi aspetti misteriosa; è una cosa che unisce; pur essendo uno spettacolo e un business è anche e ancora uno sport; è una cosa che appartiene a tutti e non a chi controlla il capitale delle società. È intorno a queste verità che si deve ricostruire l?ordinamento del nuovo calcio. Gli azzurri non hanno tradito il calcio vero ma anzi lo hanno interpretato in modo esemplare. Ora non tradiamo noi gli azzurri e il loro messaggio. E dunque anziché rallentare o boicottare l?opera di risanamento e rifondazione, acceleriamola e rafforziamola. Le cose da fare sono molto chiare e conosciute. Vita: Ha vinto una nazionale che in pratica non ha una federazione dopo la ?decapitazione? giudiziaria. Una vittoria emblematica in questo senso? Vitale: Gattuso, che è sempre schietto e forte come il suo gioco, ha detto: «Senza gli scandali non avremmo vinto». Come capita spesso, gli italiani, quando si trovano con le spalle al muro, tirano fuori le loro migliori energie individuali, la loro dignità e il loro senso di responsabilità personali. Vita: Si dice che abbia vinto lo spirito di gruppo: un modo per riscoprire la natura ?cooperativa? del calcio? Vitale: È stata una vittoria di gruppo. Il nostro maggior fuoriclasse, Totti, è stato nullo. Ma gli azzurri, come gruppo, non hanno mai mollato e hanno espresso un grande collettivo che li ha portati alla difficile vittoria. Vita: Il calcio della nazionale e il calcio dei club: sembrano due dimensioni sempre più inconciliabili. È un caso che la nazionale abbia vinto mentre il sistema club si sta eclissando? Vitale: Il calcio nazionale è un fatto di popolo e da qui scaturisce tutto il suo fascino, tutta la sua forza, tutta la sua energia. Il sistema dei club come l?abbiamo conosciuto negli ultimi venti anni, trasformato in un fatto puramente di denaro e di potere, è in crisi. Ma anche dietro i grandi club ci sono passione, amore, tifo, tanti anni di storia, spirito cittadino. Ed è su queste basi che il calcio deve essere rifondato con nuovi ordinamenti e con una nuova forma di club che salvaguardino la componente sportiva, cittadina e comunitaria del calcio. Vita: Un?ultima domanda più da tifoso: qual è l?immagine, il personaggio che più l?ha colpito di questi Mondiali? Vitale: In positivo ricorderò soprattutto la sorpresa di Grosso, le sue insidiose folate in avanti alla Facchetti, il suo bellissimo goal, la freddezza e la serenità con cui ha tirato l?ultimo rigore, quello decisivo. Ma non vi è dubbio che l?immagine più potente, anche se più triste, di questo campionato è quella di Zidane che incorna l?esterrefatto Materazzi. Essa ci insegna come è difficile rimanere grandi campioni sino all?ultimo, anche nei tempi supplementari.


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