Volontariato

Una vita da “terrone”

Parla Cannavaro, capitano azzurro e testimonial anti discriminazioni

di Redazione

Lui, Fabio Cannavaro, napoletano. Il suo compagno di stanza e di reparto al centro della difesa juventina, Lilian Thuram, nero come un cioccolatino. «Fra un buuu e un terrone, immaginatevi che concerti durante le partite del nostro campionato. Eh sì, perché, quando andiamo all?estero, e io ho giocato sui campi di mezzo mondo, queste cose non succedono», rivela a Vita il capitano azzurro. Vita: Chi è il bersaglio preferito, lei o Thuram? Fabio Cannavaro: Non c?è partita: Lilian mi ha superato in una sola occasione. Giocavamo a Brescia e appena lui sfiorava il pallone, sembrava venisse giù lo stadio. Impressionante. A fine partita mi ha detto: ?Per una volta almeno ti ho battuto io?. Vita: Quanto fa male essere vittima del razzismo davanti a migliaia di spettatori? Cannavaro: Personalmente certi cori mi stimolano a dare di più. è come se mi caricassero. Anche se poi è davvero difficile capirne la logica. Quando giocavo nell?Inter, non importava a nessuno che fossi napoletano, oggi che sono alla Juve, ogni volta che torno a Milano, mi prendono di mira. Facciano pure. Vita: Crede che nel calcio ci sia più razzismo che in altri ambienti? Cannavaro: No, penso che certi episodi si verificano nel nostro mondo, ma lo stesso accade nel resto della società. Anzi negli ultimi 10 anni il razzismo è in calo, anche se la battaglia non è ancora vinta. Una volta se andavi a Roma, Verona o Milano era un concerto di ululati. Oggi le cose sono migliorate. Vita: Lei da buon testimonial anche oggi indossa i braccialetti bianco e nero della campagna europea Stand up Speak up promossa dalla Fondazione Re Baldovino. Quanto possono essere efficaci iniziative come queste? Cannavaro: Difficile dirlo. L?aspetto che mi preme di più però è proteggere i bambini da questo morbo. Loro sono i più ingenui, ma è da loro che bisogna partire per modificare i comportamenti. Vita: E i grandi? Cannavaro: Con i tifosi della curva noi non abbiamo alcun rapporto. Spesso invece incontriamo i club organizzati, ma è difficile che si parli di razzismo. Vita: Fra voi giocatori capita di parlare di questi temi? Cannavaro: Praticamente mai. Vita: E in campo cosa succede? Cannavaro: Capita che qualche parola scappi. Nella mia carriera non ho mai visto un mio compagno insultare un avversario per il colore della sua pelle. Ma se mi dovesse capitare, avrei certamente una reazione forte. Dopo di che anche il giudice sportivo dovrebbe usare l?accetta: non c?è nessuna differenza fra un insulto razzista, un pugno o una simulazione. Vita: Zoro stava per far interrompere Messina-Inter. Lei avrebbe condiviso quel gesto? Cannavaro: Andarsene dal campo è una reazione estrema. In alcune situazioni si potrebbe anche fare, ma prima bisognerebbe pensarci bene.


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