Economia

Una via per non andare via

Un quartiere spento, popolato da anziani ed ex ospiti dei manicomi. Un gruppo di operatori entusiasti. E un’idea: fare di quei condomini una comunità. Così è nata Crescere insieme

di Redazione

I torinesi stessi non conosco via Arquata. Nemmeno chi, per lavoro, ci passa di fronte più volte al giorno. Come gli autisti dell?autobus 63, che dalla stazione di Porta Nuova porta verso Mirafiori, e che ferma proprio di fronte all?incrocio fra via Turati e via Arquata. O come i passanti che ininterrottamente vanno e vengono dal vicinissimo ospedale Mauriziano. Una rilevazione che sorprende, però, solo coloro che non si sono mai infilati in quell?imbuto: una strada lunga circa un chilometro blindata dalla ferrovia a destra e dal cavalcavia di corso Dante a sinistra, senza negozi, spesso deserta se si escludono le poche auto parcheggiate. Per chi non ci vive, quindi, non avrebbe senso venirci. Eccetto che per Laura Paramithiotti e Massimo Merendino, i due operatori della cooperativa Crescere insieme (un centinaio di soci guidati dal presidente Mauro Maurino) che, sotto la supervisione di Michelangelo Grenci, gestiscono un progetto di riqualificazione sociale che coinvolge i 1.600 inquilini spalmati nei sette cortili di via Arquata. Superato il cancello del civico 14, lo sguardo si apre su un?ampio quadrilatero. Un prato e qualche albero nel mezzo. Tutt?intorno gli ingressi delle abitazioni. Le palazzine sono basse e fatiscenti, le murature si sbriciolano in più punti. Se sulla strada esterna non c?era nessuno, all?interno si sentono molte voci che tradiscono origini meridionali. «Qui sono tutte case popolari, molte senza riscaldamento, alcune senza servizi, altre con il solo lavabo», spiega Laura, che incontriamo nel laboratorio creativo, al piano terra dell?edificio di fronte all?entrata. A lei chiediamo la storia di questo quartiere fantasma. «Il degrado è iniziato negli anni 50-60 con la prima immigrazione di operai della Fiat, spesso provenienti dal Mezzogiorno, cui il Comune destinò queste case, alcune delle quali nascondono dietro una facciata decadente rilievi liberty che contiamo di recuperare». «Dopo di che», interviene Michelangelo, «la chiusura dei manicomi e l?ondata di extracomunitari hanno portato nel quartiere altri condomini ?multiproblematici?». Gli allarmi si chiamano etilismo, disturbi psichici, povertà «ma soprattutto», rivelano gli assistenti domiciliari che qui lavorano dal 1996, «solitudine e qualche screzio condominiale». L?attività di Laura e Massimo (38 ore settimanali a 14,15 euro all?ora in convenzione con il Comune) è supportata da Consuelo, una ragazza di origine somala che lavora part time, da Raffaella e da Valeria, 26 anni, madre di un bambino di cinque, che da un anno è venuta ad abitare in uno dei cortili di via Arquata e svolge servizio civile volontario presso la cooperativa. «A Torino ormai siamo un modello. Il nostro obiettivo», continua Laura, almeno per età la più navigata del gruppo, «è di creare una rete di mutuo soccorso fra i condomini. Gli anziani sono oltre un terzo, vivono soli, difficilmente escono di casa. Noi siamo qui, ci occupiamo della spesa e del bucato, nei casi più problematici provvediamo anche alla pulizia personale e domiciliare, ma non potremmo essere utili se gli stessi condomini non ci segnalassero problemi e emergenze dei loro vicini». È giovedì, sono le 15,30, la porta del laboratorio è aperta, come sempre. Oggi però è giorno di ricevimento. Il primo ad entrare è Luciano: avrà 60 anni, è gonfio, le labbra maciullate da piccole ferite. Si rammarica della sconfitta della Juve in Champions League, poi chiede un caffè. «Organizziamo anche feste e gite», conclude Laura, «o montiamo dei gazebo nei cortili e facciamo giochi di gruppo e animazione. Anche con i burattini».

amarcord
Raccontare via Arquata: questo il titolo di una mostra realizzata con foto e disegni d?epoca (si va dal primo dopoguerra agli anni 70), opera dei ?nonni? della zona «che hanno voluto omaggiare il loro quartiere rispolverando vecchi scatti e illustrazioni di quando erano giovani, che noi», dice Michelangelo Grenci, responsabile della cooperativa Crescere insieme, «abbiamo rilegato e distribuiamo gratuitamente». Un piccolo album dei ricordi, una testimonianza di «quanto fosse bello vivere qui, non come oggi», si rammaricano gli anziani. Info: Cooperativa Crescere Insieme, tel. 011.2207915


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