Mondo

Una testimonianza toccante dal Venezuela

Riceviamo la lettera di una madre di due bambini che, da 40 giorni, vive nel terrore. Assediata. A Caracas

di Paolo Manzo

Come venezuelana questo sciopero generale mi ha condizionata e colpito molto. Sono la madre di due figli, una di sei anni e l?altro di otto mesi. Ogni giorno che passa la situazione si fa sempre più insopportabile. I giorni sono diventati interminabili. Il mio stile di vita è abituato a uscire. Per andare a lavorare. Adesso sono racchiusa tra le quattro mura di casa mia. Soprattutto per la mia sicurezza personale. In ogni modo, dove si potrebbe andare se tutto il Venezuela è fermo? Mia figlia è stata fatta stare a casa dalla scuola elementare. Però, questo sì, ho dovuto pagare il mese completo di tasse anche se lei non ci va! Questa è già la sesta settimana di sciopero generale e io ho chiesto le mie vacanze per poter passare un po? di vacanze con i miei figli. Ma adesso continua el “encierro”, la vita da reclusa. Mia figlia non capisce ciò che sta accadendo qui in Venezuela. Non sa chi è il cattivo della situazione. Ascolta notizie contrastanti di qui e di là. Io non sono schierata con nessuno. Non sono né chavista (supporter di Chavez) né dell?opposizione. Sono solo una venezuelana che desidera la democrazia. Ma mi è ben chiaro che da quando Chavez ha preso il potere, le cose non sono migliorate. C?è molta insicurezza (benché sia stato militarizzato il Paese), c?è molta disoccupazione (e ce ne sarà molta di più dopo lo sciopero generale), c?è una grande penuria di prodotti a causa dello sciopero, eccetera, eccetera. Tutte le notti, a partire dalle otto di sera, ci sono “cacerolazos”. Soprattutto da parte dell?opposizione che batte su pentole e coperchi. Dura circa un?ora. Io, nel frattempo, cerco di far dormire mio figlio. Fanno esplodere fuochi d?artificio che sembrano più a bombe atomiche. Mio figlio si spaventa e non dorme. Poi, alle dieci di sera è il turno del cacerolazo de chavisti. Non si sente tanto forte dalla zona in cui viviamo noi ma mio figlio non riesce ad addormentarsi mai prima delle 11, ogni sera. Da 40 giorni. E io dopo un’ennesima giornata interminabile sono sfinita. L’unica valvola di sfogo è Internet, per vedere cosa succede nel mondo, e chattare anche se la maggior parte delle conversazioni vertono sulla situazione in Venezuela. E onestamente sono già stufa di parlae sempre delle stesse cose. Oggi c’è stata una protesta proprio vicino a casa mia. Ci sarebbe dovuto essere un “Trancazo” (la chiusura delle vie da parte dei manifestanti dell’opposizione). In parecchie parti di Caracas c’erano questi manifestanti. Però poi si sono avvicinati a costoro i supporter di Chavez e le cose sono peggiorate. Almeno nella zona in cui vivo io. E la polizia ha cominciato a usare gli sfollagente. Molta gente è stata ferita dagli sfollagente. Poi ho visto dal mio balcone un fumo intenso di lacrimogeni, lanciati dalla polizia. Di corsa mi sono precipitata nella stanza di mia figlia. Però il fumo era così intenso che la faccia mi bruciava e gli occhi mi lacrimavano. Anche i miei figli stavano piangendo. Il piccolo di sei mesi sembrava stesse affogando e aveva voglia di vomitare. E mia figlia credeva fosse giunta la fine del mondo. Dovere spiegare a mia figlia cosa stava accadendo è stato difficile. Non mi capiva mentre io ero molto triste per ciò che sta accadendo. Sì mi piacerebbe ritornare al Venezuela libero e senza tanti problemi. Non voglio continuare a vivere a Chavezlandia. Mi sarebbe piaciuto poter festeggiare le vacanze con mia figlia e vedere i bimbi di questo Paese, venezuelani e stranieri, felici durante le feste di Natale. Ma purtroppo tutto questo è rimasto solo un desiderio. La situazione è tesa. Gli alimenti sono scarsi. Da tre settimane non posso bere latte perché al mercato non ce n’è. In molti supermercati rimangono solo molti dei prodotti economici di qualità inferiore a quella cui eravamo abituati. E allora mi chiedo…A chi davvero sta danneggiando questo sciopero? Suppongo allo stesso popolo, quel popolo che ha votato per Chavez!


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