Famiglia

Una terapia contro la rendita

CSR 2010. Intervista a Marcello Messori, economista: «Il disinteresse per gli stakeholder alla fine è dannoso anche dal punto di vista dei conti. Per questo la responsabilità sociale avrà un ruolo dec

di Francesco Maggio

La responsabilità sociale d?impresa può abbattere le rendite? Da sola, evidentemente, no. Il nesso non è affatto immediato, né scontato. Ma se integrata coerentemente con politiche di sviluppo, sia pubbliche che private, finalizzate a un recupero di competitività del ?sistema Paese?, allora la risposta è affermativa. Anzi, la csr potrebbe contribuire non solo a eliminare le rendite ma anche a liberare potenzialità. Ne è convinto Marcello Messori, ordinario di Economia politica a Roma Tor Vergata, che insieme a Renzo Costi ha dedicato alla questione il volume appena pubblicato Per lo sviluppo. Un capitalismo senza rendite e con capitale (Il Mulino). Nel libro la csr non è mai protagonista esplicita. Ma lo è sicuramente tra le righe. Come proprio Messori spiega a Etica&Finanza. E&F: Professore, nel libro lei sostiene che la perdita di competitività dell?Italia dipenda molto dall?esaurirsi di alcune esternalità positive. Può porvi rimedio la responsabilità sociale d?impresa? Marcello Messori: La mia risposta è affermativa. Dal secondo dopoguerra il sistema economico italiano, in particolare quello delle imprese, ha fondato larga parte della sua competitività su fattori esterni come, per esempio, la coesione sociale. I distretti industriali ne sono una prova emblematica. Oggi ci sono almeno tre fattori come l?unificazione monetaria europea, la gigantesca innovazione prodotta dagli Usa dalla fine degli anni 80, l?ingresso sullo scenario internazionale di Paesi come Cina e India che hanno depotenziato queste esternalità. Adesso noi dobbiamo trovarne altre. Alcune saranno necessariamente tecnologiche. Ma altre avranno a che fare con la struttura proprietaria, con la governance. La domanda diventa quindi: rispondere a obiettivi di csr può migliorare la governance dell?impresa e rafforzare l?organizzazione delle pmi? Io credo di sì, in presenza di determinate condizioni. Il passaggio dai distretti alle reti di impresa potrebbe avere tra i suoi ?propulsori? le opportunità offerte dalla csr. E&F: Una tipica rendita delle imprese è stata a lungo il loro ?disinteresse? per gli stakeholder in quanto per molte valeva l?assunto che «ciò che fa bene all?impresa fa bene alla società». La csr può contribuire ad abbattere questa rendita? Messori: Certamente sì. Il problema di come armonizzare le funzioni obiettivo degli stakeholder è un problema troppo a lungo sottovalutato, mentre è un problema molto delicato e di difficile soluzione. Nella teoria economica alcuni autori come, per esempio, Herbert Simon, sostengono che è impossibile in un rapporto gerarchico definire tutte le mansioni di un subordinato. Ma se il subordinato si limita ad applicare le regole in modo formale e razionale, l?impresa va in rovina. Allora ci vuole un processo di identificazione, cioè qualcosa che scatti e che faccia sì che si crei un obiettivo condiviso. Da questo punto di vista, quindi, la csr potrebbe essere un collante che facilita l?armonizzazione di funzioni obiettivo che, di primo acchito, sembrerebbero divergenti. L?impresa diventa quindi una combinazione tra gerarchia e ?orizzontalità?. La gerarchia permane, ma essa va combinata con qualcosa di diverso. E&F: Le imprese sono più orientate a cambiare governance su sollecitazione interna o esterna? Messori: La mia formazione mi porterebbe a rispondere dicendo che la spinta viene soprattutto dall?interno. Con il passare del tempo, però, sto sempre di più rivalutando la circostanza che oltre all?economia dei produttori noi dobbiamo tener conto anche dell?economia dei cittadini i quali, vittime di determinate degenerazioni del sistema, si pensi al caso Parmalat, chiedono a gran voce un cambiamento di governance. E&F: Che ruolo possono svolgere i fondi etici nello spronare le imprese a diventare più socialmente responsabili? Messori: Io credo che un ruolo molto incisivo in proposito potrebbero svolgerlo innanzitutto gli investitori istituzionali. Ma la vera anomalia del nostro Paese è che sono deboli i fondi pensione. E&F: E le politiche pubbliche? Messori: Dipende da come riescono a coniugare efficienza ed equità.


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