Non profit

Una strada tutta in salita

Lavoro di squadra, più giovani e meno burocrazia, le proposte dei volontari in bilico tra motivazione e difficoltà

di Redazione

Chi sono e dove vanno i volontari d’Italia? Un universo che conta su alcuni milioni di persone coinvolte a vario titolo, con poco più di 1 milione 125 mila volontari attivi nelle OdV, il 57,3% dei quali in modo continuativo (dati quarta rilevazione Fivol). Un esercito pacifico, motivato ma in difficoltà.

È il ritratto emerso dal primo studio nazionale realizzato dalla Fondazione «Emanuela Zancan» onlus, il centro di studio e ricerca padovano che da oltre quarant’anni opera nel sociale. «Abbiamo voluto quest’indagine perchè avevamo l’impressione che il volontariato fosse in crisi», ha detto il presidente della fondazione Giuseppe Pasini, «soprattutto per il calo dei volontari e la mancanza di apporto giovanile». «È emerso che i diretti interessati, pur riconoscendo alcuni problemi, non ritengono ci sia effettivamente una crisi». La ragione? «Si tende ad attribuire all’esterno le colpe di problemi che sono anche interni al volontariato, uno su tutti lo scarso interesse delle nuove generazioni».
Lungi da qualsivoglia crisi identitaria, il popolo dei volontari resta fortemente convinto dei propri valori etici e di solidarietà, saldamente motivato da principi di gratuità e comunità. Al contempo però i volontari d’Italia sono ben consci degli ostacoli nella strada dell’aiuto agli altri.

Burocrazia e coordinamento, un percorso in salita
Primo scoglio da superare, la mancanza di lavoro di rete tra le associazioni (per il 41% degli intervistati). L’incapacità di coordinarsi e di esprimere una rappresentanza unitaria sono considerati fattori che indeboliscono e mettono in crisi il ruolo “politico” del volontariato. Altra questione che ritorna più volte, l’eccessivo carico burocratico e amministrativo (30%). È opinione diffusa che ci siano eccessivi lacci burocratici, soprattutto da parte dei soggetti finanziatori (32%).
Spina nel fianco del settore, il rapporto contraddittorio con le istituzioni: in sostanza, i volontari pensano di non riuscire a stimolare le istituzioni affinché si assumano le proprie responsabilità (54%). Nel rapporto con gli enti pubblici, poi, i volontari denunciano la mancanza di rispetto per l’identità del volontariato (41%), la confusione nei ruoli e nei compiti (31%) e il pericolo che il volontariato si sostituisca alle istituzioni pubbliche nel garantire i servizi essenziali e i diritti delle persone (33%).

Dove sono i giovani?

Dall’indagine traspare una certa consapevolezza del fatto che il volontariato non riesca a coinvolgere i giovani. Le motivazioni principali, a detta dei volontari, stanno nel fatto che la scuola non promuove la partecipazione a esperienze di gratuità (50%) e che i giovani sono indifferenti o rassegnati di fronte alle scelte politiche (42%). Inoltre, la precarietà del lavoro è un fattore che non facilita forme di volontariato continuativo (44%).
Infine, i volontari denunciano, nel complesso, la mancanza di risorse economiche sufficienti per la loro azione gratuita (58%) e la mancanza di un volontariato “professionale” (44%).

Indicazioni per il futuro
Per quanto riguarda le priorità di investimento, i volontari segnalano in particolare la necessità di diffondere una cultura della solidarietà e della cittadinanza responsabile e di coinvolgere le nuove generazioni in attività di volontariato, mantenendo saldo il contenuto che qualifica l’azione, ovvero la relazione tra persone. Viene sottolineata inoltre l’importanza, per il volontariato, di essere portavoce delle esigenze dei più deboli e di saper comunicare le proprie azioni informando sulle proprie attività e partecipando con le istituzioni alla programmazione dei servizi e all’elaborazione di progetti di interesse sociale.
Un’ulteriore area di investimento è identificata nell’esigenza di nuove forme di collaborazione anche con gli altri enti del terzo settore, finalizzate su bisogni specifici, per meglio rispondere ai bisogni del territorio.

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